A partire dalla crisi migratoria del 2015, l’Europa si è cimentata nel controllo dei flussi migratori illegali. Questo nonostante presentare una domanda di asilo sia un diritto umano inalienabile e nonostante i flussi migratori si siano sensibilmente ridotti negli ultimi anni. Al momento, molti paesi europei, soprattutto nei Balcani – una delle principali e più pericolose vie percorse dai migranti per raggiungere l’Europa nord-occidentale – stanno impiegando tecnologie avanzate per controllare i propri confini. Tra gli strumenti usati, telecamere capaci di identificare individui a partire dal calore da loro emesso, droni di sorveglianza e dispositivi che rilevano i battiti cardiaci. L’utilizzo di questi apparati ha una chiara correlazione con l’aumento di respingimenti violenti da parte della polizia. Sembra che l’Europa si stia trasformando sempre di più in una fortezza high-tech.
Telecamere termografiche, droni di sorveglianza e dispositivi capaci di captare battiti cardiaci: secondo il The Guardian, la polizia europea sta impiegando strumenti tecnologici sempre più sofisticati per tenere i migranti clandestini al di fuori dei confini dell’Unione. In realtà, secondo la legge europea, chiunque (con o senza documenti) ha il diritto di entrare in un paese per presentare una domanda di asilo. I respingimenti violenti della polizia, facilitati dall’uso di tecnologie militari, sono quindi di fatto illegali.
Dal 2015, l’anno in cui il flusso migratorio verso l’Unione Europea ha raggiunto il suo picco, il continente si è attivato per militarizzare sempre di più i propri confini. Quasi 35 miliardi di euro sono stati investiti in vista di questo obiettivo per gli anni 2021-2027. Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha visto i propri fondi crescere esponenzialmente. Nel 2005, il budget annuale di Frontex era di 6,3 milioni di euro. Oggi, è di ben 420,6 milioni. Questo significa che si è moltiplicato fino a diventare quasi 67 volte quello che era appena 16 anni fa. Il che oltretutto stride con i dati sul flusso di migranti verso l’Europa, che si è ridotto sostanzialmente negli ultimi anni. Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, il 2020 ha visto l’ingresso in Europa di 93.000 migranti illegali. Nel 2015, invece, ve n’erano stati più di un milione. Perché allora tutta questa preoccupazione per i clandestini e soprattutto perché tutti questi investimenti?
Particolarmente attivi nella protezione dei confini sono stati i Balcani, zona in cui si snoda una delle principali e più pericolose vie battute dai migranti per raggiungere l’Unione Europea. Usando fondi dell’Unione, la Croazia ha recentemente acquistato 13 termocamere, capaci di mappare le temperature creando immagini a partire dalle radiazioni e quindi di scovare migranti anche nel buio a più di un chilometro di distanza. Il paese ha acquistato anche 4 droni capaci di identificare esseri umani da un’altitudine di 3500 metri e da una distanza di più di 6 chilometri. Anche la Romania ha acquistato delle termocamere, oltre a dispositivi che rilevano battiti cardiaci e a 24 veicoli con capacità di visione termica. L’Ungheria, prevedibilmente, si è comportata in maniera analoga. Il fatto che disponga di leggi deboli in fatto di trasparenza l’ha aiutata ad evitare lo scrutinio dell’opinione pubblica locale, ma ha ricevuto critiche al di fuori del paese, al punto che Frontex ha sospeso le sue attività sul territorio.
La militarizzazione tecnologicamente sempre più avanzata dei confini ha anche portato ad un aumento negli episodi di violenza poliziesca. Nei Balcani, numerosi migranti hanno dichiarato di essere stati violentemente picchiati, strangolati, derubati e umiliati dalla polizia. Frontex respinge ogni accusa, affermando che non vi è alcun legame tra la militarizzazione dei confini e questi episodi di violenza. La Bvmn (Border Violence Monitoring Network) la vede invece diversamente. Secondo le loro ricerche, c’è un chiaro nesso tra l’uso militare di tecnologie avanzate lungo i confini e gli episodi di violenza, repressione e razzismo. L’impiego delle tecnologie crea le basi per un trattamento disumano dei migranti e facilita le occasioni di confronto diretto. Ma non si tratta semplicemente di un comportamento deplorevole: è di fatto una violazione della legge europea che pone il diritto all’asilo come un diritto inalienabile dell’uomo.
[di Anita Ishaq]