La Scozia nel 2020 ha prodotto il 97,4% dell’energia elettrica consumata tramite l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, mancando di poco l’obiettivo prefissato dal governo nel 2011 di soddisfare, entro quest’anno, il 100% della domanda di elettricità in tal modo. Ma i progressi fatti dalla nazione sono notevoli: nel 2011 questa percentuale era solo del 37% e, da allora, il Paese ha triplicato la produzione di energia elettrica pulita, soddisfacendo la domanda energetica di oltre 7 milioni di famiglie. Questo modo di operare sta creando nuovi posti di lavoro in tutto il Paese e, soprattutto, sta salvaguardando l’ambiente, rinunciando all’emissione di milioni di tonnellate di carbonio ogni anno. I combustibili fossili appartengono ormai al passato: nel 2016 l’ultima centrale elettrica a carbone della Scozia è stata chiusa, mentre è solo una la centrale a gas ancora presente nel Paese.
Ma la transizione verso una produzione energetica sostenibile non finisce qui: una legge scozzese sui cambiamenti climatici stabilisce l’obiettivo vincolante di arrivare a 0 emissioni nette entro il 2045, ovvero ricoprire tramite l’energia pulita il 100% di quella necessaria non solo per l’elettricità, ma anche per il riscaldamento e per i trasporti. Infatti, quasi il 25% dell’energia utilizzata in Scozia deriva dai trasporti e più del 50% dal riscaldamento non elettrico, dal quale dipendono più della metà delle emissioni. Attualmente solo il 6,5% del calore non elettrico è generato da fonti rinnovabili e, perciò, nei prossimi anni si lavorerà in tal senso. Proprio per questo, in vista delle elezioni scozzesi di maggio 2021, lo Scottish Renewables (l’ente commerciale scozzese per l’industria delle energie rinnovabili) ha pubblicato un manifesto in cui vengono indicate le priorità alle quali il nuovo governo dovrebbe attenersi per perseguire, in maniera sempre più efficace, l’obiettivo delle 0 emissioni nette.
[di Raffaele De Luca]