Dopo alcuni decenni di tentativi, ricerche ed investimenti la Cina avanza a grandi passi verso un obiettivo tecnologico che molte nazioni stanno cercando di raggiungere: la capacità di influire sugli eventi metereologici, modificandone traiettorie ed entità, allo scopo di controbilanciare alcuni effetti del riscaldamento globale e di favorire la produzione agricola. Dal 2012 al 2017, la nazione asiatica ha investito più di un miliardo di euro in programmi sperimentali per il controllo delle condizioni meteorologiche e, il dicembre scorso, il Consiglio di stato cinese ha annunciato di volerli espandere. Secondo la dichiarazione, entro il 2025 la Cina avrà un sistema avanzato di modificazione meteorologica che coinvolgerà un’area di 5,5 milioni di chilometri quadrati. Un sistema che servirà ad incrementare la produttività agricola – riducendo così la dipendenza del paese dalle importazioni di cibo estero -, limitare i danni conseguenti alla siccità e fornire soccorso in caso di incendi, specialmente nelle aree boschive. Insomma, un antidoto alle condizioni meteorologiche estreme. Solo l’anno scorso, la Cina è stata colpita da forti tifoni e inondazioni che hanno causato morti e danni all’ambiente, con una perdita economica pari a 24 miliardi di euro.
Uno degli strumenti più utilizzati dal paese asiatico per il controllo del meteo è il cloud seeding, che permette di aumentare la quantità delle precipitazioni. La tecnica consiste nello sparare, grazie all’utilizzo di aerei o razzi, getti di ioduro d’argento o ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido) in grado di creare delle nuvole a una specifica altitudine. Finora in Cina questa tecnica è stata utilizzata in occasione di eventi molto importanti – come le Olimpiadi di Pechino del 2008 -, per rendere il cielo più limpido e migliorare l’immagine del paese.
Tuttavia la manipolazione atmosferica potrebbe influire negativamente sugli altri paesi. Secondo una ricerca condotta da un team di studiosi dell’Università nazionale di Taiwan, senza delle norme condivise le operazioni di controllo del meteo potrebbero condizionare le aree limitrofe. In particolare gli studiosi affermano che alcuni paesi potrebbero accusare i propri vicini di rubare le piogge. Proprio come sta accadendo con l’India, confinante a nord-est con la Cina in corrispondenza della catena montuosa dell’Himalaya, una zona contesa tra i due paesi, dove alcuni mesi fa sono avvenuti dei violenti scontri armati. Alcuni esperti sostengono che le attività cinesi di controllo del meteo potrebbero condizionare le piogge monsoniche, fondamentali per l’agricoltura indiana. Inoltre, si ipotizza che il potere di manipolare le precipitazioni, dia un enorme vantaggio militare alla Cina. Questa infatti, nel caso in cui scoppiasse uno scontro con l’India, potrebbe indurre forti nevicate a scapito delle truppe nemiche stanziate al confine. Eppure il team di Taiwan ha osservato l’assenza di comunicati scientifici che giustifichino la sperimentazione di metodi potenzialmente rischiosi.
[di Eugenia Greco]
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