Tra Israele e Iran è in corso una «battaglia navale» che può definirsi a bassa intensità ma senza esclusione di colpi da entrambe le parti. Finora senza vittime ma che è parsa più volte sul punto di degenerare. La mattina del 25 marzo la nave cargo Lori, di proprietà israeliana, partita il 21 marzo dal porto di Der es-Salam in Tanzania e diretta al porto di Mundra in India è stata colpita nelle acque internazionali del Golfo di Oman, da un ordigno la cui natura non è stata ancora confermata ma quasi sicuramente si tratterebbe di una mina magnetica iraniana. O almeno questa è l’accusa israeliana. Sarebbe l’ultimo atto di atti che si verificano da tempo. All’inizio di marzo, Teheran aveva accusato Israele per l’attacco nel Mediterraneo orientale contro la nave portacontainer iraniana Shahre E Kord. Secondo il portavoce della compagnia di navigazione IRISL, il cargo era stata danneggiato da un oggetto esplosivo che aveva causato anche un piccolo incendio.
Come hanno riportato alcune inchieste giornalistiche, questi atti di sabotaggio sono gli ultimi di una situazione che dura da almeno 18 mesi. Apparentemente curioso come i due governi evitino accuratamente dichiarazioni ufficiali e neghino la maggior parte degli attacchi, inclusi quelli subiti. Il motivo del silenzio, secondo una indagine quotidiano israeliano Haarez, è che per differenti motivi nessuno dei contendenti ha interesse a rendere pubblico quanto sta accadendo. Per Israele significherebbe ammettere di sabotare navi iraniane e utilizzare ordigni in un’area di passaggio internazionale fra le più importanti al mondo e dove transitano migliaia di imbarcazioni l’anno. Dall’altra parte anche l’Iran, che secondo le stime ha subito i maggiori danni con 12 navi colpite dal 2019, denunciando gli attacchi dovrebbe spiegare perché le sue navi si trovino li, ovvero in probabile violazione delle sanzioni che le negano il trasporto e il commercio di greggio, armi e altre merci di contrabbando destinate al potenziamento militare delle milizie Hezbollah. Nel frattempo Israele ha diramato un comunicato di massima allerta a tutte le navi in transito nel Mar Arabico, nel Golfo di Oman e nel Golfo Persico raccomandando di aumentare le misure di sicurezza ed evitare le rotte più prevedibili.
Queste nuove tensioni si verificano in concomitanza con una difficile situazione di instabilità politica in Israele dove le ultime votazioni non hanno permesso a Benjamin Netanyahu di conquistare la maggioranza parlamentare sufficiente a governare, rischiando così un ulteriore ricorso alle urne. Inoltre pongono chiaramente nuove difficoltà alla ripresa delle trattative sul rinnovo dell’accordo sul nucleare che era stato raggiunto tra Iran, Usa ed Europa e che ora – dopo il disconoscimento dell’amministrazione Trump – si sta cercando di riportare in campo come garanzia di pace nell’area.
[di Federico Mels Colloredo]