Il futuro del Regno Unito non sarà più all’insegna dei lockdown e delle misure di distanziamento sociale ed il Covid sarà trattato in modo simile all’influenza. Lo si apprende dalle parole dello scienziato che guida la risposta alla pandemia del Paese, il chief medical officer Chris Whitty, che ha rilasciato recentemente un’intervista per il Royal Society of Medicine nella quale ha affermato che il coronavirus rimarrà per molto tempo, motivo per cui la società dovrà imparare a convivere con il virus e gestirlo come una normale influenza. In tal senso, egli ha sottolineato che «ogni pochi anni si ha un anno influenzale negativo in cui muoiono dalle 20 alle 25mila persone. L’ultima volta che è successo è stato tre anni fa e nessuno se ne è accorto». E ciò, secondo Whitty, non significa che il coronavirus sia una semplice influenza («è molto diversa» ha affermato) ma che in entrambi i casi si sta parlando di una malattia stagionale molto pericolosa che però, nel caso del Covid, si è provato ad aggirare in una maniera molto particolare. A tal proposito egli ritiene che non si potrà ricorrere all’infinito ai lockdown, bensì servirà trovare un equilibrio: cercare di «ridurre al minimo la mortalità pur non massimizzando gli impatti economici e sociali sui nostri concittadini». E, per fare ciò, secondo il professore si dovrà puntare sui farmaci e soprattutto sui vaccini, le cui tecnologie permetteranno in futuro di contrastare anche le possibili nuove varianti.
In tal senso, la campagna di vaccinazione nel Regno Unito sta procedendo a gonfie vele ed i risultati dimostrano che quanto affermato da Whitty sia possibile: 5 milioni di persone sono state vaccinate ed il rapporto tra nuovi contagi e popolazione è più basso rispetto a quello di tutti i paesi membri dell’Unione europea, ad eccezione del Portogallo. E infatti il primo ministro Boris Johnson ieri ha tenuto una conferenza stampa in cui ha annunciato un allentamento delle restrizioni anti Covid. Il premier ha affermato che grazie ai vaccini somministrati ed agli sforzi fatti finora, da lunedì 12 aprile riapriranno varie attività tra cui palestre, parrucchieri, negozi e birrerie all’aperto. «E lunedì 12 andrò io stesso al pub e con cautela ma irreversibilmente mi porterò una pinta di birra alle labbra», ha aggiunto. Si tratta di un passo in avanti verso il ritorno alla normalità: nel Regno Unito l’obiettivo è quello di eliminare (dati permettendo) tutte le restrizioni entro il 21 giugno.
[di Raffaele De Luca]
Pongo dei quesiti in merito a parte del Vs. Articolo e che vi chiedo cortesemente di approfondire: in Inghilterra sono in diminuzione i casi di contagio?
– No, in realtà c’è un sensibile calo dei tamponi effettuati (vedi dati statistici siti ufficiali governativi inglesi) quindi meno rilevazione.
– L’abbassamento dei casi di contagio è da attribuirsi ai vaccini? Come è possibile se nei numerosissimi articoli scientifici nazionali, internazionali pubblicati nelle più importanti riviste scientifiche mondiali, e negli studi fatti e depositati anche dalle stesse aziende produttrici, viene dichiarato che l’immunità si raggiunge dopo la seconda dose ? Tutti sappiamo che il 90% dei vaccinati inglesi ha ricevuto solo 1 dose come dichiarato dallo stesso Boris Johson?
– Inoltre dati ufficiali e pubblicazioni scientifiche ufficiali dichiarano che le vaccinazioni potenziano il virus e mettono in circolo varianti vaccino resistenti
– inoltre gli stessi vaccinati risultano altamente infettivi soprattutto entro le prime 2 settimane. Attendo Vs. Gentile riscontro al mio messaggio. Ringrazio anticipatamente
Ricordiamo che contagiato non vuol dire malato, vuol dire semplicemente che la persona ha incontrato il virus ( o il batterio o qualunque agente esterno), non vuol dire nemmeno contagioso, dato che per essere contagiosi bisogna avere un’alta carica virale o batterica. Se una persona ha una buona salute generale, una corretta alimentazione, fa sport, dorme bene e coltiva interessi, anche come contagiata, non sarà mai un pericolo, né per sé, né per altri.