Solo un caso di Covid su mille è riconducibile ad un’infezione avvenuta all’aperto, ciò è quanto si evince da uno studio dell’Health Protection Surveillance Centre (Hpsc), l’ente che monitora la situazione epidemiologica in Irlanda. I dati della ricerca, diramati su specifica richiesta del quotidiano The Irish Times, rivelano che dei 232.164 casi di Covid verificatisi in Irlanda dall’inizio della pandemia solo 262 derivano da una trasmissione del virus in spazi aperti, ossia lo 0,1% del totale. Nello specifico, lo studio ha individuato 42 focolai associati ad assembramenti all’esterno, di cui 21 si sono verificati in alcuni cantieri edili (124 casi), 20 durante attività sportive di gruppo (131 casi) ed 1 di origine familiare (7 casi). Inoltre, ha sottolineato che «il 20 per cento di tutti i casi nello Stato deriva da una trasmissione comunitaria la cui fonte dell’infezione non è nota».
Quanto si apprende dai dati dell’Health Protection Surveillance Centre è confermato anche da altre ricerche a livello internazionale. Uno studio condotto in Cina ha analizzato 1245 casi di Covid ed ha rivelato che tra questi solo 3 sono riconducibili a persone che si sono infettate all’aperto. Anche la ricerca condotta dal professore dell’Università di Canterbury Mike Weed, che ha preso in considerazione oltre 27mila casi di Covid, ha dimostrato che il numero di contagi all’aperto era «così piccolo da risultare insignificante». Infine, l’Università della California ha analizzato cinque studi sulla trasmissione del virus ed ha sottolineato che le possibilità di contrarlo in un ambiente chiuso sono 19 volte maggiori rispetto a quelle di contrarlo all’aria aperta.
Dunque, sorge spontanea una domanda: le restrizioni anti Covid presenti in Italia sono giustificate dalla scienza? A quanto pare, in base agli studi sopracitati ciò non andrebbe dato per scontato. L’Italia è attualmente divisa in zone rosse ed arancioni, e lo sarà fino al 30 Aprile. Nelle zone rosse non è consentito uscire di casa se non per comprovate esigenze, mentre nelle zone arancioni è possibile trascorrere del tempo con parenti ed amici, ma esclusivamente all’interno delle abitazioni: una regola che paradossalmente consente di fare solo ciò che dai ricercatori viene indicato come il motivo principale della diffusione dei contagi.
[di Raffaele De Luca]