giovedì 21 Novembre 2024

L’acqua radioattiva di Fukushima sversata nell’oceano non è un pericolo, ecco perché

La società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo electric power, ha deciso di sversare nell’oceano l’acqua contaminata da radiazioni. Nonostante gli allarmismi, questo non rappresenta alcun pericolo. Vediamo perché. Le cisterne di stoccaggio della centrale giapponese contengono oltre 1 milione di tonnellate di acqua. Di queste, solamente 20 grammi sono effettivamente radioattivi. In sostanza, la radioattività media per litro dell’acqua contenuta nelle cisterne sarebbe più o meno equivalente a quella di una radiografia: 700.000 Bq (Bequerel). Considerando poi che l’oceano Pacifico contiene 720 milioni di chilometri cubi d’acqua, ogni rischio si annulla. La radioattività – già di per sé minima – andrebbe, infatti, in contro ad una diluizione estremamente elevata. Inoltre, i rilasci non saranno istantanei bensì graduali. L’acqua contaminata verrà quindi sversata su un lungo periodo di tempo proprio per evitare ogni rischio sanitario.

Nelle centrali nucleari, l’acqua è impiegata per raffreddare il nocciolo del reattore allo scopo di mantenerlo alle temperature adeguate. L’acqua impiegata viene inevitabilmente contaminata dalle radiazioni e deve, pertanto, essere periodicamente sostituita. Le particelle radioattive sono indubbiamente dannose ma, a fare la differenza, sono le quantità e la durata dell’esposizione. Niente allarmismi quindi. Basti pensare che solo il Potassio 40 contenuto nel Pacifico ha una radioattività di 15.000 EBq (Exa-Bequerel), sette ordini di grandezza superiori a quella dell’acqua usata per raffreddare i reattori di Fukushima. Del resto, perfino il nostro corpo ha una sua radioattività naturale.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

7 Commenti

  1. Buongiorno ,
    credo anch’io vi siano dei dubbi sulla veridicità del dato ( 20 grammi) . Si rende necessario un chiarimento .
    Come già precedentemente richiesto ,mi chiedo se non sia meglio avere a fine articolo, il nome dell’autore e l’origine delle fonti verificate.

    Grazie e buon lavoro.

  2. sono cose che ho letto da fonti autorevoli fin dall’inizio delle operazioni e in questi dieci anni ci sono state solo conferme. con buona pace dei soliti ambientalioti della domenica

  3. Allo scopo di non offrire alcun appiglio ai debunker che arriveranno (perché prima o poi arrivano al 100%), trovo FONDAMENTALE anche io che ogni articolo debba sempre avere :
    – autore
    – link alle fonti dei numeri citati (come d’altronde il bravissimo Gracis è sempre solito fare su YouTube).

    Sicuri che siano solo delle defaillances di un progetto appena iniziato… buon lavoro ragazzi! Siamo con voi. Non ci deludete.

  4. Non volendo entrare nel merito dell’articolo (numeri, opinioni, giudizi), mancano a mio avviso un paio di cose di fondamentale importanza: nome e cognome dell’autore e le fonti con i link ad articoli giornalistici e/o studi scientifici (anche in lingua straniera) dai quali provengono i sopracitati numeri.

    Ad maiora!

    • Non vorrei fare il guastafeste e sottolineo che in Giappone se dicono una cosa, solitamente è quella… Ma 20 grammi? È verosimile?

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria