Dopo sette mesi di prigione è stata scarcerata Dana Lauriola, militante No Tav che dal 17 settembre si trovava detenuta al carcere delle Vallette di Torino. Dovrà comunque continuare a scontare la pena ai domiciliari.
Dana venne infatti condannata a due anni di reclusione, in un caso che fece scalpore in quanto la sua colpa fu semplicemente quella di aver parlato e spiegato le ragioni del movimento al megafono durante una manifestazione. Nessun atto di violenza le fu mai contestato. Il 3 marzo 2012, infatti, mentre era in corso un blocco stradale sull’A32 alcuni manifestanti bloccarono con nastro adesivo alcune sbarre d’ingresso invitando gli automobilisti a passare senza pagare il pedaggio. Dana spiegava al megafono le ragioni della protesta e indirizzava le macchine. Null’altro. Per questo fu condannata a due anni per “violenza privata” e “interruzione aggravata di servizio di pubblica necessità”.
Dana rifiutò di lasciare la Val di Susa e di dissociarsi dal movimento, condizioni che erano state giudicate necessarie dal giudice per garantirle le misure alternative. Per questo venne portata in carcere. Contro la sua condanna si era pronunciata anche Amnesty International, dichiarando in una nota: «Esprimere il proprio dissenso pacificamente non può essere punito con il carcere. L’arresto di Dana è emblematico del clima di criminalizzazione del diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione non violenta, garantiti dalla Costituzione e da diversi meccanismi internazionali».