Nel giugno del 2020 sono state scoperte alcune impronte fossili in un tratto costiero di Doñana, in Spagna. Inizialmente si credeva appartenessero ad animali di grande statura ma, con l’intervento di un team di ricerca dell’Università di Huelva, si è concluso si tratti di orme umane, appartenenti a un gruppo di individui vissuti 100mila anni fa. Più precisamente, il rilevamento è avvenuto sulla spiaggia di Matalascañas, dove i paleontologi hanno identificato nella roccia sedimentaria 87 impronte di 36 individui vissuti circa 106mila anni fa, durante il Pleistocene superiore, quando la regione era popolata dai Neanderthal.
Il team ha analizzato attentamente le orme del gruppo di ominidi – forse unito da legami di parentela – studiandone la grandezza e la distribuzione, per poter poi definire l’altezza di ciascun individuo. E proprio da quest’ultimo approfondimento è emerso che tra i Neanderthal vi fossero anche 11 bambini. Ma ciò che di questa scoperta sorprende di più, è la presenza di due orme molto piccole – di circa 14 centimetri – le quali, secondo gli esperti, apparterrebbero a un bambino di circa sei anni. Come altre, queste tracce sono quelle disposte in maniera più caotica. Un particolare che – affermano i paleontologi – starebbe a indicare che quasi sicuramente i più giovani stessero giocando, forse saltando o correndo.
Le impronte degli individui adulti sono situate poco distanti dall’acqua. Questo dettaglio e la presenza di utensili da caccia in pietra tipici della manifattura dei Neanderthal, ritrovati in alcuni siti vicini a Matalascañas, suggerisce che, molto probabilmente, gli ominidi fossero intenti a pescare o a cacciare gli animali della riva, mentre i piccoli erano impegnati a giocare. Questa scoperta è importantissima, in quanto rappresenta una prova indiscutibile dell’esistenza dei Neanderthal nel sud della penisola iberica, nella zona della costa andalusa.
[Eugenia Greco]
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