Da più di un anno ormai, a causa della pandemia, utilizziamo in modo massiccio guanti protettivi in lattice e mascherine di ogni genere. Se da un lato queste protezioni obbligatorie possono contrastare il diffondersi del contagio da COVID-19, dall’altro, se non smaltite correttamente, è ormai provato che stanno provocando in tutto il mondo un aumento esponenziale dell’inquinamento rivelandosi particolarmente devastanti e spesso letali per la fauna selvatica.
Lo scorso anno si sono riversate in mare circa 1,56 miliardi di mascherine, come dimostrato dalle ricerche di OceansAsia, aumentando così i milioni di tonnellate di plastica che raggiungono gli oceani ogni anno. Pesci e tartarughe marine ingeriscono questi rifiuti o rimangono intrappolati nei guanti monouso. Uccelli impigliati nei lacci delle mascherine da cui non riescono a liberarsi, muoiono di fame. Pinguini e gabbiani sono deceduti a causa dell’ingestione di plastiche riconducibile ai rifiuti del Covid-19, ma anche animali domestici come cani e gatti, rischiano il soffocamento ingoiando dispositivi di protezione abbandonati per terra. Il problema è globale. Un gruppo di ricercatori dell’Università olandese di Leida, in collaborazione con i biologi del Naturalis Biodiversity Center, hanno riscontrato una situazione veramente drammatica, dove nessun luogo sul pianeta né qualsiasi specie animale viene risparmiata e che, con il tempo, l’evidente impatto dei rifiuti COVID-19 sarà sempre più devastante. Curiosamente guanti e mascherine si sono anche rivelati utili, almeno per alcuni uccelli che ne hanno fatto uso per costruire i loro nidi. Un’utilità non priva di rischi però, i nidi risultano più visibili e più facilmente individuabili dai predatori.
Secondo alcune statistiche, a livello globale vengono utilizzate mensilmente circa 129 miliardi di mascherine (ossia 3 milioni al minuto) e 65 miliardi di guanti usa e getta. Questo da la misura di quanto potrebbe aggravarsi il problema se non verranno rapidamente adottate dagli Stati drastiche misure per il corretto smaltimento di questi rifiuti e se non ci saranno comportamenti responsabili da parte di ogni singolo individuo. Un utile suggerimento per una corretta condotta personale viene dagli autori dello studio effettuato in Olanda che raccomandano, ove possibile, di passare a dispositivi riutilizzabili evitando così che si trasformino in trappole mortali per gli animali.
Per aumentare la consapevolezza delle persone e aiutarli a monitorare la situazione sul pericolo rappresentato dai rifiuti del Covid-19, il gruppo di ricerca del Naturalis Biodiversity Center ha lanciato un sito web, dove chiunque può condividere le proprie osservazioni su animali che interagiscono con guanti e mascherine dispersi nell’ambiente, così da mantenere una mappa il più possibile aggiornata del fenomeno.
[di Federico Mels Colloredo]
“Possono essere”?!?
SONO!
Certo si tratta di cultura/educazione/rispetto, sarà una piccola consolazione ma c’e chi ha iniziato con successo a produrre mascherine rispettose per l’ambiente fatte con carta di riso e semi di fiori…. sembra che si possano utilizzare sul terreno dopo l uso ….. ecco il link https://www.mariebeebloom.com/