Il giudice per le indagini preliminari di Vicenza, Roberto Venditti, ha deciso di rinviare a giudizio tutti i 15 imputati per l’inquinamento da Pfas causato in varie aree del Veneto dalla ormai fallita azienda Miteni di Trissino. Si tratta di dirigenti della ditta e delle società ad essa legate accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, inquinamento ambientale, disastro innominato aggravato e bancarotta fraudolenta. Il processo, che si terrà presso la Corte d’Assise di Vicenza ed inizierà il primo luglio 2021 alle ore 9:30, coinvolgerà anche la Mitsubishi Corporation e la International Chemical Investors come responsabili civili: tali società si sono infatti succedute nel tempo alla proprietà dell’azienda.
Il processo, inoltre, rappresenta un primo successo per le associazioni ed i movimenti che da anni chiedevano giustizia per questo disastro ambientale. A tal proposito l’associazione Legambiente, che aveva denunciato pubblicamente l’inquinamento delle acque sin dal 2014, ha emesso un comunicato in cui si è detta soddisfatta per «questa prima grande vittoria, che darà il via a uno dei più grandi processi per reati ambientali del nostro Paese». Anche le Mamme no Pfas, uno storico gruppo composto da alcuni genitori del Veneto che da anni «lottano per avere acqua pulita», hanno accolto con entusiasmo la decisione del giudice. «Ora il processo può iniziare e noi continueremo a sostenere la procura», hanno affermato.
Lo scandalo legato all’azienda Miteni, la quale produceva intermedi contenenti Pfas principalmente per l’industria agrochimica e farmaceutica, è scoppiato nel 2013. In quell’anno, infatti, si è scoperto che in Veneto la falda acquifera dalla quale attingono gli acquedotti era stata inquinata dagli Pfas, composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua. Lo scarico di queste sostanze è continuato per anni ed ha provocato un disastro ecologico con pochi precedenti a livello mondiale. Nello specifico, il danno coinvolge 30 comuni di tre province del Veneto (Padova, Verona e Vicenza) e le persone interessate all’acqua inquinata sono più di 300.000.
Inoltre, per ciò che concerne i danni per la salute, secondo un nuovo studio dell’Università di Padova gli Pfas potrebbero essere connessi anche all’insorgere di alcune malattie. I risultati dello studio sono stati illustrati in esclusiva al Quotidiano Sanità dal professore Carlo Foresta, coordinatore del team di ricerca, il quale ha spiegato che esso è stato effettuato in due fasi: la prima, condotta su persone decedute e residenti in quelle aree del Veneto, avrebbe provato l’esistenza di una correlazione tra l’esposizione a questi inquinanti e le loro concentrazioni nel cervello, mentre la seconda, condotta su cellule staminali nervose, avrebbe dimostrato che l’esposizione delle stesse agli Pfas favorirebbe «la possibilità di sviluppare patologie come l’autismo, Alzheimer e demenza o alterazioni comportamentali e dello sviluppo».
[di Raffaele De Luca]