Venerdì 28 aprile 2021 il Parlamento Europeo ha approvato ufficialmente una legge per contrastare la diffusione di contenuti digitali di matrice terroristica. La proposta di legge, pensata già nel 2018, era stata presentata il 16 marzo e votata nel mese di aprile. Impone alle piattaforme digitali di rimuovere contenuti di matrice terroristica nell’arco di un’ora. Sarà applicata a partire da 12 mesi dopo la pubblicazione dell’EU’s Official Journal.
Lo scopo dichiarato della legge è quello di combattere la radicalizzazione giovanile, che avviene principalmente online, mettendo un filtro su contenuti quali streaming di attività terroristiche, materiali che incitano al reclutamento e istruzioni sulla fabbricazione di esplosivi. Alcune eccezioni sono i contenuti destinati alla ricerca, all’educazione, all’arte e al giornalismo. Le piattaforme, una volta ricevuto un avvertimento dalle autorità nazionali rispetto all’esistenza di un contenuto sospetto, devono procedere ad eliminarlo entro un’ora. Se questo non avviene, devono renderne conto. Non sono costrette a monitorare i contenuti o filtrarli, ma sono tenute a rispondere agli avvertimenti degli stati membri. Per quanto riguarda le aziende e piattaforme che rifiutano di collaborare, queste rischiano delle sanzioni monetarie.
Ci sono degli obblighi di trasparenza per le piattaforme: informazioni sul contenuto, identificazione e rimozione devono essere oggetto di pubblico scrutinio. Nonostante ciò, i gruppi di difesa dei diritti civili si sono schierati contro questa legge, che temono si renderà responsabile di una forma di censura digitale, peraltro completamente automatizzata (a giudicare la natura del contenuto digitale non sarà una persona, ma un insieme di intelligenza artificiale, algoritmi e filtri). Anche molti parlamentari hanno espresso la preoccupazione che di questa legge si finisca a fare un uso inadeguato, fino a bloccare contenuti legittimi e creare uno scomodo precedente di censura digitale.
Ma le preoccupazioni sono anche di natura economica: il limite di un’ora è molto ristretto e potrebbe facilitare le aziende e piattaforme più grandi e ricche, penalizzando quelle più piccole, che non sempre hanno le possibilità materiali e finanziarie per gestire un controllo così serrato sui contenuti. Il mercato dei servizi digitali soffre già sufficientemente del monopolio di giganti come Google e Facebook, e questa legge potrebbe contribuire a sopprimere la competizione. Oltretutto, avere solo un’ora a disposizione, rischiando multe e sanzioni in caso di mancato intervento, potrebbe facilitare un giudizio affrettato dei contenuti e potrebbe quindi costituire una minaccia alla libertà di espressione.
[di Anita Ishaq]
Complimenti. Il vostro impegno verso un’informazione pulita e libera viene consolidato dai servizi su tematiche ambientali, culturali e di sostenibilità realizzati con competenza e profonda sensibilità. Bravi, bravi, bravi.