Gli attivisti di Greenpeace, la Ong che si occupa di difendere l’ambiente, si sono recentemente recati a Roma per conferire simbolicamente ai Ministeri del governo nuove denominazioni, così da sottolineare il controverso atteggiamento dell’esecutivo nei confronti delle politiche ambientali. In tal senso, al Ministero della Transizione Ecologica è stata apposta la targa «Ministero della Finzione Ecologica», a quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile la targa «Ministero dei Treni Persi e dell’Immobilità elettrica», al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è stato dato il titolo di «Ministero per gli Allevamenti Intensivi ed Altre Attività Inquinanti» e, infine, il Ministero dello Sviluppo Economico si è trasformato nel «Ministero dello Sviluppo che Distrugge il Pianeta».
I membri di Greenpeace sono contrari, nello specifico, al contenuto del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) del governo Draghi, ossia il programma di investimenti che l’Italia intende attuare nei prossimi 5 anni per risollevare l’economia interna che a breve sarà inviato alla Commissione europea: esso dovrà infatti essere approvato da Bruxelles in quanto la maggior parte dei fondi provengono dall’Ue. Gli attivisti sostengono che il Pnrr, ad eccezione di alcuni buoni passaggi come «accumuli per rinnovabili e solare agrovoltaico», su ambiente e clima sia «davvero deludente». In tal senso, essi contestano il fatto che non vi sia nessun intervento serio per l’agricoltura ecologica, nessuna vera priorità per le energie rinnovabili e che vi sia una scarsa attenzione per la mobilità urbana sostenibile e per la cura della biodiversità. Inoltre, vi è una «porta spalancata per l’idrogeno blu di Eni, prodotto da gas usando tecniche rischiose e neppure convenienti». Per tutti questi motivi l’organizzazione ritiene che «nel PNRR della transizione ecologica si veda a malapena l’ombra».
A tutto ciò si aggiunge il fatto che lo scorso mese il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato 7 decreti Via (Valutazione impatto ambientale) aventi ad oggetto altrettanti rinnovi di concessioni minerarie, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione in diverse regioni d’Italia. Dunque, l’operato di quello che era stato definito dal premier Mario Draghi come un governo «ambientalista» suscita non pochi dubbi: la svolta verde necessaria per condurre il Paese verso un futuro più sostenibile sarà, con ogni probabilità, meno netta di quel che si pensava.
[di Raffaele De Luca]
Chissà se questo “evento” verrà trattato e commentato da Dataooom…