La diatriba e il clamore che si è venuto a creare con il discorso di Fedez al concertone del primo maggio è l’argomento che da due giorni occupa il grosso dei social e dei canali media d’Italia. Un colpo da maestro di comunicazione da parte dell’influencer/cantante, non c’è che dire. Un discorso nei contenuti assolutamente apprezzabile e condivisibile: quanto ha detto è giusto. In un mondo della musica e dello spettacolo che quasi mai prende posizione su nulla Fedez fa spesso eccezione e questo non è da buttare, specie in questi tempi. Tuttavia certe lodi sperticate al suo “coraggio” sono esagerate. Fedez ha una tendenza sempre più evidente a lanciarsi nelle battaglie “fashion”, quelle con un hastag che si trova in tendenza, trasversali e facili, condivisibili da tutti o quasi e soprattutto non “di classe”. Cioè che non danno affatto fastidio a sponsor e multinazionali al cui tavolo l’artista milanese banchetta ormai da tempo.
Ripetendo la condivisione delle argomentazioni portate dal cantante, ci porgiamo anche una domanda: perché alla festa dei lavoratori non si è parlato di tutti i problemi del mondo del lavoro e delle condizioni lavorative nel nostro paese? Forse perché ci vorrebbe molto coraggio ad esporsi, parlando fuori dai denti, sulle questioni sociali che investono il mondo del lavoro, a cominciare da quelle aziende con le quali si è in affari. Infatti, come si potrebbe parlare di Amazon e delle sue disumane condizioni lavorative quando si è testimonial della stessa multinazionale? A fare questo sì che ci vorrebbe molto coraggio. E, certamente, diventa difficile parlare della drammaticità del dover scegliere tra lavoro, ambiente e salute quando tra gli sponsor del concertone ci sono la multinazionale del petrolio ENI ed Intesa Sanpaolo (la “banca più fossile” d’Italia).
Eppure, nel primo trimestre del nuovo anno, il numero di morti sul lavoro è cresciuto dell’11,4%. In Italia, più di una persona muore ogni giorno sul lavoro: sono le così dette morti bianche. Negligenza, mancata formazione, abbattimento dei costi e lavoro nero sono solo alcune delle cause di morte sul lavoro, senza contare quei morti a distanza di anni per patologie sviluppate in conseguenza di un’esposizione prolungata a sostanze dannose. Il primo maggio – ovvero la giornata dei lavoratori – dovrebbe servire per parlare di queste cose, che quasi mai vengono affrontate sui media posseduti dalle stesse grandi aziende che rappresentano il problema. Si tratta di questioni che riguardano da vicino tutti i lavoratori e certamente anche le minoranze alle quali (giustamente) Fedez porge l’attenzione.
[di Michele Manfrin]
L’errore più grosso di Fedez è criticare Salvini per far credere che gli altri sono meglio. Chi più chi meno sono tutti colpevoli.
Grazie per questo articolo, che rispecchia perfettamente la filosofia del giornale: criticare il pensiero polarizzato e monodimensionale.
Secondo me un Fedez è anche troppo.
Ma perché uno come Fedez viene chiamato sul palco nella festa dei lavoratori?
Lui è un privilegiato che nulla ha in comune con la quasi totalità dei lavoratori.
E’ evidente che la causa LGBT gode di una potenza di fuoco straordinaria, in grado di strumentalizzare qualunque cosa, perfino la festa dei lavoratori.
Dice bene Manfrin, le questioni del lavoro sono ben lontane da quel palco.
I lavoratori non hanno più rappresentanza nelle loro giuste istanze, tantomeno dalla sinistra, che pensa anzi a promuovere la concorrenza illegale degli immigrati.
Poveri lavoratori!
Il problema è che il 1 Maggio è la festa dei lavoratori e nella situazione attuale, in cui milioni di persone hanno perso il lavoro o non gli è concesso lavorare, sarebbe stato bello che il focus fosse quello.
La battaglia per il DDL ZAN (giustissima) poteva essere porta avanti un altro giorno o ad un altro evento, perché così si è perso un po’ il significato della festa dei lavoratori.
Giusto
Che dire, penso che ci siano così tanti problemi al momento che per parlarne di uno devi tenerne conto di mille. Penso che il suo intervento abbia mosso un po’ le acque e che possa essere preso come punto di partenza.
Lui ha ricordato un problema, adesso servono altri mille “Fedez” per ricordare gli altri