domenica 22 Dicembre 2024

Gli obiettivi climatici iniziano a funzionare (ma ancora non basta)

Siamo sulla buona strada per combattere il surriscaldamento globale. Secondo le previsioni del Climate Action Tracker (CAT), entro la fine del secolo avremo un temperatura di 2,4° in più rispetto alla media dell’epoca pre-industriale. Si tratta di 0,2° in meno rispetto alle precedenti previsioni che stimavano 2,6°. Un segnale indubbiamente positivo, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi, ovvero riuscire a limitare il riscaldamento al di sotto del 1,5°. Come ha dichiarato Bill Hare, amministratore delegato di Climate Analytics, una delle due organizzazioni che ha stilato il CAT, anche se l’accordo sta spronando i governi ad adottare politiche più mirate e specifiche, c’è ancora tanto da fare per raggiungere gli obiettivi prefissati, soprattutto perché molti paesi non hanno ancora ufficializzato e quindi tenuto pienamente fede ai piani. 

I dati raccolti nell’analisi scientifica CAT sottolineano quanto paesi come la Cina e gli Stati Uniti – rispettivamente al primo e al secondo posto per le emissioni di CO2 – debbano essere costanti ma soprattutto pensare – e quindi poi rispettare – politiche climatiche migliori, per diminuire la produzione di anidride carbonica. A tal proposito, il presidente Joe Biden ha dichiarato di recente che gli USA mirano a ridurre le emissioni di gas serra tra il 50% e il 52% entro il 2030, sulla base dei livelli del 2005. Altri paesi come il Canada, il Giappone, il Sud Africa e l’Argentina hanno assicurato il loro impegno al fine di diminuire la produzione di CO2.

Si spera che, in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), la quale si terrà a Glasgow il prossimo novembre, i paesi elaborino nuovi piani per velocizzare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi e dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Inoltre, dal 6 al 7 maggio 2021 si terrà il dodicesimo Petersberg Climate Dialogue, iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente tedesco, che ogni anno vede riunirsi i ministri dell’ambiente di numerosi paesi europei per valutare e discutere dei progressi compiuti in materia ambientale e climatica, e definire le politiche da adottare in futuro. Quest’anno uno dei punti discussi riguarderà potenziali finanziamenti destinati ai paesi in via di sviluppo, al fine di aiutarli a ridurre le emissioni di CO2 e a far fronte agli impatti del cambiamento climatico.

 

[di Eugenia Greco]

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2 Commenti

  1. Da considerare che il riscaldamento globale non dipende solo dalla tanto nota anidride carbonica, ma da un miscuglio di più agenti. Servirebbe uno studio dettagliato per effettivamente sapere dove andare ad intervenire

  2. Ho sempre forti dubbi sulla questione del riscaldamento. Non esistono prove scientifiche del fatto che il riscaldamento sia dovuto all’azione umana. Le stime si basano su modelli matematici che al 99% sovrastimano l’aumento di temperatura rispetto alle effettive misurazioni. Su questo argomento sinceramente mi aspetterei qualcosa di più da questo giornale invece di un cieco allineamento alla propaganda globalista.

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