L’India sta affrontando un’altra ondata di contagi da Covid-19 e la situazione risulta effettivamente difficile e non sotto controllo. Altresì non possiamo non notare che i media mainstream abbiano ingigantito la realtà riportando notizie parziali o addirittura false, alterando il contenuto con foto e immagini non corrispondenti alla realtà. Non è cosa da poco visto che spesso la forma fa anche il contenuto.
Se vengono mostrate determinate immagini per supportare la narrazione del contesto associato a tali immagini, chi usufruisce del determinato contenuto e nella determinata forma non farà altro che accostare i due elementi. Alcuni si spingono oltre e danno per assodata la relazione tra immagine e narrazione, senza lasciare che sia l’immaginazione individuale a fare il lavoro. Il New York Post, ad esempio, ha riportato una foto con il seguente titolo: «Il Covid divora la gente in India, le foto mostrano gente morta per le strade».
Il problema è che l’immagine riportata è del maggio del 2020 e riguarda una fuga di gas dello stabilimento chimico LG Polymers, nel villaggio di Venkatapuram. La nuvola di vapore risultante si è diffusa su un raggio di 3 chilometri causando problemi respiratori alle persone nei villaggi vicini che sono infatti cadute prive di sensi a terra.
Stessa cosa è accaduta per quanto concerne le immagini delle cremazioni di massa. Sebbene vi siano effettivamente stati, come Maharashtra, Delhi, Uttar Pradesh e Madhya Pradesh, che debbono ricorrere a cremazioni di massa e dove vi sono le code ai crematori, sono state spesso utilizzate foto vecchie per poter portare avanti la narrazione al limite del terrorismo mediatico.
Se parliamo invece di numeri, anche in questo caso riscontriamo un’informazione distorta che non mette a fuoco la reale situazione del paese. In numeri assoluti, dall’inizio della pandemia ad oggi, l’India conta quasi 235.000 morti: un’enormità. Però, sempre in termini assoluti, si registrano 21,5 milioni di contagiati e 17,6 milioni di guariti, su una popolazione di 1,4 miliardi di persone. Per fare una comparazione, l’Italia, con una popolazione di 60 milioni di persone, registra 122mila decessi su un totale di 4,1 milioni di contagiati e 3,5 milioni di guariti. Infatti, oltre che utilizzare i numeri assoluti occorre fare la proporzione tra i medesimi. Risultano invece inutili, al fine della comprensione della reale portata del fenomeno, i numeri assoluti presi a sé stanti rispetto a tutto il resto. L’India ha 23 volte la popolazione dell’Italia, ma il rapporto sui contagi è di 5 a 1. Naturalmente prendendo come criteri oggettivi i contagi effettivamente certificati: altra cosa che per quanto riguarda l’India non si può dare affatto per scontata.
L’India è certamente un paese con gravi problemi del sistema sanitario e molti sono i difetti in efficienza ed efficacia, come abbiamo potuto vedere in questi drammatici giorni. Non possiamo però evitare di sottolineare che l’India, proprio se parliamo di numeri assoluti e di proporzione tra i medesimi, ha problemi sanitari ben più gravi del Covid-19. Queste situazioni di assoluta gravità sono dovute al degrado ambientale e sociale di alcune aree di un territorio vastissimo come è l’India. Per esempio, nel 2018, quindi in era pre-pandemica, un report dell’Unicef segnalava la tragedia della mortalità infantile in India, la quale registra 600.000 bambini morti ogni anno entro i primi 28 giorni di vita. Sempre nel 2018, il tasso di mortalità infantile in India era di 37,8 morti ogni mille nativi vivi; in Italia il tasso è di 3,2 morti ogni mille nati vivi.
Dunque, se la situazione in India non è certamente sotto controllo, è giusto inserire i fatti dentro ad un contesto poiché fermarsi a qualche immagine o numero preso a sé, risulta difficile – se non fuorviante e manipolatorio – riuscire a capire la realtà. Questa ci racconta di un paese in cui vi sono criticità fortissime e reali, innanzitutto perché la pandemia è andata ad agire su un sistema sanitario con lacune strutturali enormi. Una situazione che crea quindi gravi problemi di vario tipo, i più importanti dei quali sono: la scarsità di posti letto, assistenza e ossigeno per i malati (fattore che impedisce di curare molti contagiati e quindi eleva la letalità) e il collasso di un sistema sanitario già disastroso, con il risultato che molte patologie potranno essere curate ancor meno di quanto non avvenisse prima, al punto che Save the Children – con un calcolo francamente difficile da verificare con criteri scientifici – stima che la mortalità infantile potrebbe salire del 15%, proprio perché gli ospedali – costretti ad utilizzare tutte le scarse risorse della cura dei pazienti Covid – non riescono a far fronte alle altre emergenze.
Per queste ragioni la situazione in India può essere definita oggettivamente complessa. Un tema al quale certamente è utile portare attenzione. Tuttavia, ancora una volta, dai media mainstream è giunto solo sensazionalismo preparato per terrorizzare ed allarmare più che per favorire un dibattito reale.
[di Michele Manfrin]
La disinformazione è peggio di qualsiasi virus! Soprattutto se generata da fonti che dovrebbero essere “attendibili”.
un pensiero curioso: guardando il grafico dei morti per milione dell’india si nota un picco che è salito da un mese. Che sarà successo? come è possibile che prima stavano messi meglio del giappone (sempre rapportato alla popolazione?) Qual è la variabile cambiata?