mercoledì 25 Dicembre 2024

L’interesse di Eni per le foreste è solo greenwashing

«Gli investimenti di Eni in progetti di conservazione delle foreste sono solo un’operazione di greenwashing». È quanto afferma un recente rapporto redatto da ReCommon e Greenpeace Italia. Il documento, intitolato “Cosa si nasconde dietro l’interesse di Eni per le foreste“, critica, tra le altre cose, il meccanismo dei crediti di carbonio. Il colosso del petrolio, in particolare, sta sfruttando lo strumento REDD+ per compensare le emissioni causate dalle sue attività estrattive attraverso l’acquisto di crediti derivanti da progetti di conservazione delle foreste.

Negli ultimi anni, Eni ha annunciato di aver siglato accordi per progetti REDD+ in vari Paesi dell’America Latina e dell’Africa. Mostrando fieramente questi risultati, la multinazionale, tuttavia, pecca di una visibile ipocrisia. «La credibilità degli schemi di compensazione – denunciano nel rapporto – risulta compromessa dal fatto che si basano su un assunto impossibile da verificare. Si presumono riduzioni di emissioni sulla scorta di ciò che sarebbe accaduto se tali progetti non fossero stati realizzati. Stime aleatorie, che si rivelano di importanza fondamentale per tenere in vita ancora per decenni il modello dell’estrazione dei combustibili fossili». Le accuse sembrerebbe quindi ben fondate. Considerando, soprattutto, che Eni rientra tra le trenta aziende più inquinanti del Pianeta per emissioni di gas serra.

L’azienda italiana con il più alto livello di emissioni, aderendo al mercato del carbonio, può quindi presentarsi come protettrice della biodiversità. Una spudorata operazione di greenwashing, «nonostante – commentano gli autori del documento – le loro attività estrattive continuino a causare la distruzione degli ecosistemi su cui ricadono le loro concessioni, come per esempio nel Delta del Niger o in Mozambico». L’efficacia del meccanismo dei crediti di carbonio è stata già messa in discussione in più di un’occasione. Per quanto riguarda poi aziende impegnate nel fossile del calibro di Eni, questo strumento andrebbe totalmente ripensato. Per ora, si è dimostrato efficace solo a ripulire la loro immagine.

[di Simone Valeri]

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