A partire da oggi si terrà il “#ManyAgainstENI“, una settimana di iniziative contro l’Eni in tutta Italia organizzata da Rise Up 4 Climate Justice, un movimento politico che lotta per la giustizia climatica ed agisce contro i colossi responsabili della crisi ambientale. Nella giornata di oggi, infatti, avrà luogo l’assemblea degli azionisti di Eni, in occasione della quale inizieranno le mobilitazioni: gli attivisti hanno organizzato cinque appuntamenti a Milano, Ravenna, Stagno (LI), Presenzano (CE) e Licata (AG), a cui sono stati invitati anche altri movimenti ambientalisti ed i comitati territoriali, per denunciare il ruolo dell’estrattivismo fossile nella crisi climatica e l’immobilità di Eni di fronte alle reali esigenze di transizione ecologica. Quest’ultima è accusata di attuare un ecologismo di facciata, il cosiddetto greenwashing, e di aver inquinato e distrutto comunità ed ecosistemi impunemente per decenni: Eni rientra infatti tra le aziende più inquinanti del pianeta per emissioni di gas serra.
Ma nonostante ciò, con il Recovery Plan alle porte (progetto economico avente ad oggetto riforme ed investimenti per far ripartire il Paese) Eni si sta garantendo una fetta importante di finanziamenti pubblici. Probabilmente ciò è legato alle relazioni esistenti tra il governo italiano e l’Eni: a tal proposito un accordo segreto siglato nel 2008 e recentemente rivelato da un’inchiesta di Re:Common, dimostra la forte intesa tra il Ministero degli Esteri Italiano ed il gigante energetico.
Ad ogni modo, però, ciò che preoccupa gli attivisti è che molte di queste risorse possano essere utilizzate dalla multinazionale del fossile per la sua campagna comunicativa, la quale ha come unico fine quello di ristrutturare la propria immagine pubblica. Per questo, Rise Up 4 Climate Justice pretende da Eni delle risposte concrete e chiede che siano attuati cambiamenti radicali, tra cui: fermare tutti i nuovi progetti di estrazione, trasporto e raffinazione di combustibili fossili in Italia e nel mondo, pianificare la chiusura e la transizione di quelli già esistenti, smettere di offrire «false alternative» come l’idrogeno blu (fatto con combustibili fossili) e «risarcire i paesi del Sud Globale con cui Eni e le altre multinazionali energetiche hanno contratto un enorme debito climatico».
L’iniziativa creata da Rise Up 4 Climate Justice si inserisce in un contesto globale di mobilitazioni simili. In tal senso, oltre alle cinque città italiane, molti altri movimenti che lottano per la giustizia climatica protesteranno contro le assemblee degli azionisti di diverse multinazionali energetiche. In tanti Paesi, tra cui Argentina, Colombia, Mozambico e Congo è stata lanciata la campagna denominata “#ShaleMustFall” contro il fracking, una tecnica che consente di estrarre dal sottosuolo idrocarburi (gas e petrolio) da formazioni non convenzionali, tra cui soprattutto le cosiddette rocce di scisto.
[di Raffaele De Luca]