Un memo classificato del Dipartimento di Stato USA, pubblicato da Wikileaks, indicava la probabilità che l’Esercito USA avesse addestrato appartenenti al cartello della droga conosciuto come Los Zetas. Gli Zeta furono esecutori del cartello del Golfo che reclutò disertori dal Gruppo delle Forze Speciali Aviotrasportate del Messico (GAFE). Formatisi nel 1986 come forza d’élite di reazione rapida specializzata in contro-insurrezione e guerra non convenzionale, i GAFE ricevettero la loro prima esperienza di combattimento in Chiapas, nella lotta contro l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN), quando il North American Free Trade Agreement (NAFTA) entrò in vigore nel 1994.
Alcuni Zeta furono addestrati dagli Stati Uniti nella Scuola delle Americhe (dal 2001, Istituto dell’emisfero occidentale per la cooperazione alla sicurezza), a Fort Benning, mentre altri a Fort Bragg, con i Berretti Verdi. Secondo il tenente colonnello Craig Deare, ex accademico del Center for Hemispheric Defense Studies, sarebbero più di 500 i GAFE addestrati negli USA con le forze speciali: guerra non convenzionale, contro-insurrezione, antiterrorismo e guerriglia.
Nel 1997, Arturo Guzmán Decena, un GAFE meglio conosciuto come El Zeta-uno (Z-1), diserta insieme ad altri membri del Gruppo delle Forze Speciali Aviotrasportate del Messico e si unisce al cartello del Golfo comandato da Osiel Cárdenas Guillen. L’addestramento avanzato e l’applicazione delle tattiche militari da parte degli Zetas furono la giustificazione del Presidente Felipe Calderón, nel 2006, per schierare 20.000 militari e aprire l’interminabile stagione della guerra frontale ai cartelli della droga. Una spirale di violenze terrificante con uccisioni di massa e raccapriccianti esposizioni di corpi o parte di essi, con la corruzione endemica delle istituzioni e delle forze di polizia: è ciò che Laurie Freeman chiama “Stato d’assedio“.
Secondo comunicazioni interne della DEA, gli Zeta avrebbero reclutato diverse persone latinoamericane addestrate in precedenza dalle Forze Speciali USA. I Kaibile guatemaltechi erano tra questi: responsabili in Guatemala del genocidio di 200.000 Maya e addestrati e finanziati dagli Stati Uniti. Dopo la Guerra Fredda, i Kaibile furono riproposti per combattere le nuove minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti: droga e terrorismo.
Così, mentre l’Esercito messicano aveva intrapreso una guerra contro i cartelli narcos gli USA avevano deciso di combattere la propria guerra. Due documenti, uno del 2007 e uno del 2008, dimostrano che gli USA hanno implementato una tattica di guerra coperta, appoggiandosi anche a gruppi clandestini, mercenari e organizzazioni locali ben addestrate che sappiano operare in piccoli gruppi.
Dal 2008, con il Piano Mérida, gli Stati Uniti hanno speso 1,6 miliardi di dollari per aiuti e formazione militare nell’ottica della War on Drug. Dal 2009 fa la propria comparsa il Cártel de Jalisco Nueva Generación (CJNG), meglio conosciuto come “Matazetas” (o “Zeta-killers”). Quest’organizzazione paramilitare dice di voler proteggere il popolo dalla violenza dei Los Zetas. Una mail della società di intelligence privata Stratfor chiama in causa un coinvolgimento del Marine Force Recon (MFR) degli Stati Uniti in Messico.
In tal modo si alimenta la guerra tra organizzazioni che diventano sempre meglio armate e dotate di conoscenze militari all’avanguardia – come il CJNG – che a loro volta combattono con l’Esercito messicano che però dovrebbe essere sostenuto e aiutato – anziché sostanzialmente ostacolato – dal governo statunitense, per riuscire a fermare il traffico di droga e le violenze che corrono lungo il confine.
Aristóteles Sandoval, ex Governatore di Jalisco, assassinato il dicembre scorso, ha rivelato che il CJNG reclutava colombiani con addestramento ed esperienza militare e di guerriglia e che le autorità statali fossero a conoscenza della loro presenza a Jalisco dal 2013. Nel giugno 2020, la Financial Intelligence Unit messicana, in coordinamento con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ha congelato oltre 1 miliardo di dollari in attività legate al CJNG nell’Operazione Blue Agave.
Il rischio maggiore è quindi legato all’affermazione di organizzazioni paramilitari (o ad una evoluzione dei cartelli narcos in tali organizzazioni) che, oltre al traffico di droga, si possano concentrare anche sul controllo effettivo – non solo di sostanza – del territorio. In tal modo, nel Messico che ha già sperimentato decine di migliaia di morti a causa del narcotraffico, delle guerre intestine e con lo Stato, si potrebbe vivere lo scenario già vissuto da diversi paesi latino-americani con un‘escalation ancor maggiore della violenza che già segna profondamente il paese.
[di Michele Manfrin]