Nonostante buona parte delle testate affermi il contrario, lo stato non finanzierà pratiche agricole esoteriche. O meglio, non le finanzierà in quanto tali. Stiamo parlando della biodinamica e del disegno di legge recentemente approvato in materia di agricoltura biologica (Ddl s. 988). La norma, finalizzata a tutelare e a sviluppare la competitività delle pratiche agricole biologiche, ha presto dato vita ad un accesso dibattito. Le accuse avanzate sostengono che la legge supporti, per l’appunto, l’agricoltura biodinamica, un insieme di metodi agronomici privi di fondamento scientifico. Ma le cose non stanno affatto così. «La biodinamica è finanziata – come ad esempio afferma Maurizio Gily, consulente in viticoltura sostenibile e biologica, docente e divulgatore scientifico – solo se dotata di una certificazione di agricoltura biologica (e diverse aziende biodinamiche non ce l’hanno)».
Senza entrare nel merito dell’attendibilità scientifica delle pratiche biodinamiche, a far discutere, in particolare, sarebbe stato il comma 3 dell’articolo 1 del disegno di legge in questione. Il punto, che ha spinto 20 scienziati a scrivere una lettera aperta ai senatori prima del voto, effettivamente sembrerebbe equiparare i metodi biodinamici a quelli biologici. Tuttavia, questo è vero solo nel caso in cui i primi siano applicati – si legge nel testo – «nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica». Insomma, le pratiche biodinamiche, per quanto discutibili, sono una realtà, e neanche trascurabile in termini numerici. Pertanto è bene che vengano regolamentate qualora si basino anche su metodi biologici. D’altra parte affermare, senza contestualizzare, che il governo stia finanziando il cornoletame e altra ‘stregoneria’ in agricoltura, è solo disinformazione.