In Croazia sembra soffiare un nuovo vento politico. Dopo le elezioni svoltesi domenica, sembra avviarsi a conclusione l’era dei partiti tradizionali, l’Unione democratica croata (HDZ) e il Partito socialdemocratico (SDP), in favore di nuovi volti e movimenti civico-politici. Le elezioni amministrative croate hanno dato un’importante scrostata alla sedimentazione politica registrata negli ultimi vent’anni.
Nella capitale Zagabria è risultato vittorioso Tomislav Tomašević, 40 anni, politologo e militante ecologista, che al ballottaggio ha ottenuto il 65% dei consensi rispetto al 35% racimolato dal suo avversario, Miroslav Škoro, il candidato dell’estrema destra che aveva cercato di formare un blocco contro la sinistra unendo a sé i conservatori. Tomašević andrà quindi a sostituire l’ex Sindaco Milan Bandić, al potere dal 2000 e morto nel febbraio di quest’anno, dominatore indiscusso della scena politica della capitale e con una storia torbida fatta di scandali e corruzione.
Tomašević rappresenta la rottura degli vecchi schemi. Non si è formato in alcun partito o gruppo politico ma viene dalle lotte sociali della strada (spesso contro lo stesso Bandić), megafono alla mano. Undici anni fa, durante una delle tante manifestazioni a cui ha preso parte da quando ha iniziato il suo attivismo all’età di 16 anni, Tomašević è stato persino arrestato.
Il progetto più importante annunciato da Tomašević è sicuramente la costruzione di appartamenti sociali urbani al fine di fornire alloggi a prezzi accessibili a Zagabria, dove i prezzi degli appartamenti in affitto so molto alti. Tomasevic cita Vienna come modello, dove circa il 60% degli appartamenti in affitto sono di proprietà della città o di fondazioni senza scopo di lucro. Tomašević crede nell’idea del bene pubblico e del governo nell’interesse generale. Allo stesso tempo vuole riformare o smantellare i carrozzoni pubblici utilizzati solamente come parcheggio per amici, paranti ed ex politici, come la Zagrebački Holding fondata nel 2006 da Bandić.
E quello di Tomašević non è l’unico risultato rilevante. In Istria, nei paesi di Pola e Pisino, vincono rispettivamente Filip Zoričić, indipendente, e Suzana Jašić, appartenete al movimento Možemo! – lo stesso di Tomašević. A Spalato, seconda città del paese, ha vinto un altro nuovo volto della politica croata, Ivica Puljak: fisico, ricercatore e politico liberale, leader di una lista civica centrista. L’ HDZ è riuscito ad ottenere una vittoria regionale, di qualche contea e della piccola città di Osijek. L’SDP è riuscito invece a conservare Fiume e la regione litoraneo-montana, vincendo anche in piccoli centri come Sisak e Varaždin.
Insomma, il bipolarismo croato che dura da vent’anni ha ricevuto un brutto colpo e potrebbe bastar poco per farlo crollare definitivamente. E il risultato croato potrebbe adesso influenzare anche i paesi vicini, in un crescendo di movimenti civici e politici popolari slegati dalle vecchie strutture partitiche che, nel corso degli ultimi decenni, hanno gestito e si sono spartite il potere.
[di Michele Manfrin]