Gli imballaggi dei cibi e delle bevande d’asporto sono la principale causa d’inquinamento marino a livello globale. È quanto è emerso da un nuovo studio dell’Università di Cádiz. Per dimostrarlo, i ricercatori hanno analizzato 12 milioni di frammenti di rifiuti più grandi di 3 cm, trovati nei fiumi, negli oceani, lungo le coste e nei fondali marini. Otto campioni su dieci – è emerso – erano in plastica, e il 44% di questi riguardava cibo e bevande d’asporto. In particolare, sacchetti monouso, bottiglie, contenitori e involucri per alimenti sono le quattro tipologie di rifiuti plastici che più inquinano mari ed oceani.
A causa del loro uso diffuso – e spesso sconsiderato – e della degradazione estremamente lenta, ad oggi, questi rifiuti dominano negli oceani del Pianeta. La plastica poi, il cui ciclo di vita è risultato insostenibile in ogni sua tappa, è uno dei materiali di uso comune dal più elevato impatto ambientale. Specie se ci riferiamo, per l’appunto, a quella monouso, che rappresenta ancora almeno un terzo della produzione globale. Nel 2019, infatti, sono state 130 milioni le tonnellate di plastica usa e getta prodotte. Di cui, ogni anno, solo una minima parte, variabile tra il 10 e il 15%, viene effettivamente riciclata. Buona parte, invece, viene bruciata, finisce in discarica o contribuisce ad inquinare mari ed oceani. Oltre ad una sempre maggiore consapevolezza individuale, non resta quindi che confidare, intanto, in una piena e rigorosa applicazione del divieto di utilizzo di plastica monouso previsto per il 3 luglio in tutta l’Ue.
[di Simone Valeri]
se si pensa a tutte le bottigliette di plastica che vengono gettate questo dato non mi stupisce affatto!