giovedì 26 Dicembre 2024

Minnesota: la polizia intimidisce i dissidenti con i soldi delle corporation

Non è insolito per le compagnie petrolifere americane il decidere di rimodernare le proprie infrastrutture gettando oleodotti che tagliano parchi naturali e riserve indiane. È capitato molteplici volte. La canadese Enbridge, in accordo con il Governo USA, si è mossa proprio in questa direzione quando ha riprogettato la sua vetusta “Line 3”, con il risultato che attivisti, popolo e tribù locali si sono opposti in massa.

Fin qui tutto “normale”, tuttavia ultimamente sta facendo discutere come lo Stato del Minnesota stia gestendo le contestazioni – tutte pacifiche – approfittando di subdole tecniche intimidatorie e di strategie di spionaggio che solitamente vengono riservate ai casi di terrorismo.

Lo Stato, d’altro canto, è in una situazione politicamente complessa: tutti gli altri Paesi coinvolti nel progetto hanno ormai completato la loro parte e la tratta di sua competenza sta tenendo in scacco l’intero rimodernamento della Line 3. In ballo, inutile dirlo, ci sono molti soldi e una manciata di posti di lavoro. Che ci fosse da aspettarsi una certa reticenza da parte degli abitanti era tuttavia abbastanza ovvio, visto che prima di firmare il contratto il Minnesota aveva indetto un referendum in cui il 94% dei cittadini si era detto contrario al piano industriale.

Ora l’Amministrazione locale si sta impegnando a risolvere la questione, tuttavia è lecito mettere in dubbio che possa avere a cuore i migliori interessi dei locali. In altre parole, la Line 3 si deve fare e si farà a ogni costo. Lo vuole il Minnesota, lo vogliono gli Stati Uniti e lo vuole la Enbridge. La cosa inquietante è che questi interessi condivisi si sono manifestati trasparentemente nel momento in cui l’Ufficio delle Sceriffo si è di fatto semi-privatizzato facendo pagare all’azienda petrolifera canadese il servizio delle “pattuglie di sicurezza” dispiegate attorno ai cantieri.

Che ci sia magro spazio di dialogo lo hanno dimostrato i fatti di settimana scorsa: più di 500 hanno occupato la stazione di pompaggio a nord di Park Rapids per bloccare l’entrata al cantiere del Line 3, le autorità hanno reagito planando su di loro con un elicottero, sollevando un turbine di polvere e ciottoli che ha inghiottito gli oppositori.

Secondo le autorità, il pericoloso avvicinamento sarebbe stato necessario per far udire ai manifestanti la voce degli agenti, i quali avrebbero chiesto loro di sgomberare l’area. Tra panico e rumore delle eliche, nessuno ha veramente notato questo loro desiderio comunicativo. Nessun problema, la polizia aveva un piano B: utilizzare un Long Range Acoustic Device (LRAD), di fatto un potentissimo megafono che chiunque, esclusa polizia e azienda produttrice, considerano come un’arma sonica pensata per colpire le folle in maniera non letale.

C’è da chiedersi se l’attitudine dell’Ufficio dello Sceriffo a cercare un confronto dialettico tanto “goffo” e violento sia in qualche modo legato al fatto che Enbridge, tra le altre, abbia versato contributi per permettergli di acquistare “equipaggiamenti da usare durante gli eventi di disobbedienza civile”.

Gli abusi delle forze dell’ordine sono stati opportunamente documentati e trasmessi sui social network, tuttavia anche questo è andato a demerito dei manifestanti: al posto di aprire un’indagine sulle manovre spericolate dell’elicotterista, le autorità del Minnesota hanno preferito passare una settimana su Facebook e Twitter per identificare i leader del movimento.

Spulciando i dati condivisi sulla Rete, la polizia ha arrestato circa 200 persone con accuse assolutamente minuscole che, tuttavia, si possono tradurre in detenzioni o in multe che per molti sono tragicamente proibitive. In pratica, lo Stato pone i manifestanti di fronte a un bivio: silenziare le proprie lamentele o finire in prigione. In questo schema oppressivo, i social diventano un campo minato che può essere usato per danneggiare coloro che hanno più bisogno di far sentire la propria voce, cosa che a sua volta crea un modello che potrebbe essere adottato anche in altre parti degli Stati Uniti e, perché no, in molti di quei Paesi occidentali che vogliono dominare il discorso pubblico senza sporcarsi troppo le mani.

[di Walter Ferri]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria