Le cure domiciliari possono prevenire i ricoveri in ospedale causati dal Covid-19: è quanto si apprende da uno studio effettuato dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e condotto in collaborazione con un gruppo di medici di base di Varese e di Teramo, i cui risultati erano già in pre-print e che adesso è stato pubblicato su EClinicalMedicine, magazine che fa capo alla rivista scientifica The Lancet. La ricerca ha avuto ad oggetto 90 pazienti con Covid-19 lieve, che sono stati curati a casa dai loro medici di famiglia sulla base dell’algoritmo proposto per il trattamento domiciliare. Si è avuta una diminuzione da 13 a 2 di quelli con esigenza di ospedalizzazione ed una riduzione di oltre il 90% del numero totale dei giorni di ricovero e dei conseguenti costi di trattamento, rispetto ad un gruppo di pazienti aventi le medesime caratteristiche, ma che erano stati trattati basandosi su regimi terapeutici differenti. I risultati della ricerca rivelano inoltre che i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) sono probabilmente quelli più indicati nelle prime fasi della malattia.
Gli ideatori dello studio, Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istututo Mario Negri e Fredy Suter, primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, hanno spiegato che nei primi 2-3 giorni il virus è in fase di incubazione e la persona non presenta sintomi. Solo nei 4-7 giorni successivi, si verificano i primi sintomi in quanto la carica virale aumenta. Per questo, intervenire in maniera tempestiva iniziando a curarsi a casa e trattando il Covid-19 come qualsiasi altra infezione respiratoria, ancora prima che sia disponibile l’esito del tampone, può rivelarsi utile.
Detto ciò, seppur tale ricerca resti comunque imperfetta in quanto retrospettiva, i suoi risultati sono stati confermati anche da un altro studio di alcuni ricercatori inglesi ed australiani pubblicato su The Lancet. Quest’ultimo, infatti, ha avuto ad oggetto la somministrazione precoce di budesonide per via inalatoria (un preparato anti-asma che contiene una piccola quantità di cortisone), il quale «ha ridotto la probabilità di aver bisogno di cure mediche urgenti e ha ridotto i tempi di recupero dopo l’inizio del Covid-19».
Si tratta dunque di un’ulteriore prova dell’importanza delle cure domiciliari, già dimostrata da alcune ricerche scientifiche nonché dall’esperienza di altri paesi, che grazie ad esse hanno ottenuto ottimi risultati per ciò che concerne la gestione della pandemia.
[di Raffaele De Luca]