Il Partito Democratico dei Popoli (HDP), fondato nel 2012 con l’unione degli elementi socialisti turchi con forze filo-curde, terzo schieramento nel panorama politico del Paese, potrebbe presto essere fuori legge: è quanto deciso dalla Corte costituzionale turca che ha accettato l’incriminazione posta dal procuratore capo Bekir Sahin. Nella causa, Sahin ha affermato che l’HDP è un partito antidemocratico e colluso con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerata come organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti, Unione Europea e altre nazioni.
A chi ha mosso accuse di soppressione della democrazia, Sahin ha risposto che era necessaria un’azione contro l’HDP poiché coinvolto in «attività volte a distruggere e abolire l’unità indivisibile dello stato». Sahin ha giustificato l’atto d’accusa citando il rifiuto dell’HDP di condannare il PKK e le sue attività, che il governo turco considera di stampo terroristico.
L’HDP, che conta 55 seggi in Parlamento, nega qualsiasi legame con il PKK, che dal 1984 è in guerra contro lo stato per l’autonomia del sudest anatolico a maggioranza curda. Da quando è stato fondato, l’HDP ha rappresentato un elevato fattore di rischio per l’AKP del premier turco Recep Tayyip Erdoğan. Per questo, il partito socialista e filo-curdo ha visto decimare la sua classe dirigente in maniera impressionante: un centinaio di sindaci sono stati rimossi e molti di questi sono finiti dietro le sbarre, assieme a circa ventimila tra dirigenti e semplici militanti oltre a 14 parlamentari.
[di Michele Manfrin]