Con una fragorosa e schiacciante vittoria Cuba ha ottenuto il voto dell’Assemblea dell’Onu che chiede la fine “del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America”. La risoluzione è stata approvata da una maggioranza quasi assoluta: 184 voti a favore, 2 contrari, 3 astenuti. A votare per la prosecuzione dell’embargo che dura dal lontano 1962 sono stati solo gli Stati Uniti e Israele, mentre i tre Paesi che si sono astenuti sono Brasile, Colombia e Ucraina. Tutti gli altri paesi del mondo, Italia inclusa, hanno votato a favore, chiedendo la rimozione del bloqueo.
Il voto è una richiesta di azione e non ha carattere vincolante, tuttavia è importante per ribadire come gli Usa siano ormai soli in questa battaglia sessantennale contro il piccolo vicino socialista. Una nazione da appena 10 milioni di abitanti, che nonostante le sanzioni è riuscita a costruire una società con pieno accesso all’istruzione pubblica, alla sanità e al lavoro per i cittadini. Riuscendo anche, durante la pandemia, a sviluppare in totale autonomia due vaccini approvati contro il Covid-19, unico Paese a farlo senza appoggiarsi a multinazionali del farmaco, ma con la sola forza della ricerca e della industria farmaceutica pubblica.
Non è la prima volta che i paesi dell’Onu chiedono agli Usa di interrompere l’embargo, anzi la richiesta arriva ormai con cadenza regolare e in modo sempre più deciso. Tuttavia, le aperture fatte ai tempi della presidenza Obama (che aveva ripristinato le relazioni bilaterali con Cuba e avviato la rimozione dell’embargo) sono state del tutto annullate da Trump, che prima della scadenza del mandato ha addirittura inserito l’isola tra i paesi “sponsor del terrorismo”, in una decisione insensata dal punto di vista logico, dato che le uniche esportazioni di Cuba verso paesi terzi sono quelle dei medici delle “brigate internazionali”, gli stessi arrivati gratuitamente anche in Lombardia per aiutare i medici italiani nel pieno della prima ondata pandemica. La nuova amministrazione Biden non ha ancora preso posizioni ufficiali in merito, ma in questo primo scorcio di mandato ha seguito pedissequamente il solco tracciato da Trump.