Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha rilasciato l’elenco dei giornali che beneficeranno del contributo pubblico diretto per l’anno 2020. Circa 28,6 milioni di euro per i primi sei mesi dell’anno. Il giornale in testa alla classifica dei contributi pubblici si conferma il misconosciuto Dolomiten, antico quotidiano altoatesino in lingua tedesca che ha ricevuto la somma di denaro maggiore oltre 3 milioni di euro, seguito da Libero (2,7 milioni di euro) e dal giornale dei vescovi Avvenire (2,5 milioni di euro). Tali cifre rappresentano la prima rata, una seconda di eguale importo gli sarà corrisposta alla fine dell’anno. A tal proposito, analizzando la prima tranche del 2019 si nota come non vi siano stati cambiamenti significativi, ad eccezione di alcune percentuali differenti: le prime 11 testate per contributi ricevuti rappresentano il 59.2% del totale, a differenza del 50.7% del 2019. Inoltre, le prime tre costituiscono il 28.6% del totale, mentre nel 2019 rappresentavano il 22.8%.
Non tutti i giornali ricevono il contributo pubblico, ma solo quelli che rispettano alcuni requisiti, come ad esempio essere pubblicato da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, essere espressione di minoranze linguistiche o essere edito e diffuso all’estero o edito in Italia e diffuso prevalentemente all’estero. Inoltre, la somma di denaro viene stabilita in base a diversi calcoli che tengono conto di alcuni fattori, tra cui i costi sostenuti dal giornale e la sua diffusione.
Teoricamente questi finanziamenti all’editoria vengono erogati per sostenere il pluralismo dell’informazione, dando una mano alle piccole testate ed a quelle indipendenti, come quelle appunto edite da cooperative di giornalisti. In teoria appunto, perché in verità molti giornali sono cooperative fittizie, in verità non controllate dai giornalisti stessi ma da editori come tutte le altre (unico caso di vera cooperativa controllata effettivamente dai giornalisti tra le testate nazionali è Il Manifesto). Sono varie le testate che sfruttano le pieghe dell’attuale legislazione e riescono ad avere contributi (24.3% del totale, nel 2019 erano il 20.5%) ai quali in realtà non dovrebbero accedere. Ad esempio, alcuni dei giornali presenti nell’elenco hanno editori privati e non potrebbero accedere a tali contributi: generalmente però riescono ad ottenerli attribuendo formalmente la proprietà della testata del giornale ad una cooperativa, anche se de facto esso è di proprietà di una società commerciale.
Di seguito le prime 15 testate per contributo ricevuto:
Dolomiten: 3.088.498,02 euro
Famiglia cristiana: 3.000.000 euro
Libero quotidiano: 2.703.559,99 euro
Avvenire: 2.533.353,97 euro
Italia oggi: 2.031.266,98 euro
Il quotidiano del Sud: 1.848.080,44 euro
Il manifesto: 1.537.625,76 euro
Corriere Romagna: 1.109.178,49 euro
Cronacaqui.it: 1.103.650,03 euro
Il Foglio: 933.228,99 euro
Primorski dnevnik: 833.334,04 euro
Il Cittadino: 712.049,4 euro
Cronache di (Libra editrice): 629.978,39 euro
Quotidiano di Sicilia: 524.703,62 euro
Neue Südtiroler Tageszeitung: 516.650,56 euro
[di Raffaele De Luca]
Per quanto mi riguarda questo capitolo di spesa pubblica può essere annullato.
L’informazione se ce la fa da sola, con fondi di azionisti e obbligazionisti ,bene.
Altrimenti chiude, come tutte le aziende che vanno in perdita.