È scaduto il blocco degli sfratti emessi prima del 28 febbraio 2020, ossia nei giorni precedenti al lockdown nazionale, motivo per cui da oggi si riparte con l’esecuzione degli stessi. Per quelli scattati durante la pandemia, invece, vi è stata una proroga del blocco, il che però semplicemente ritarda quello che è un destino inevitabile: verranno infatti sbloccati nei prossimi mesi in due tranches. Nello specifico, dal primo ottobre scatteranno gli sfratti richiesti dal 28 febbraio al 30 settembre 2020, mentre dal primo gennaio 2022 quelli chiesti dal primo ottobre 2020 al 30 giugno 2021.
Tutto ciò si verificherà mentre vi sarà lo sblocco totale dei licenziamenti. Infatti, anche in questo caso è stata introdotta una proroga del blocco fino al 31 ottobre 2021 per alcuni settori, ma appunto in seguito a tale data essi potranno essere effettuati. Di conseguenza vi sarà un’ulteriore crescita della povertà assoluta. In tal senso già nel primo anno della pandemia secondo le statistiche dell’Istat essa è aumentata raggiungendo il livello più elevato dal 2005: più di due milioni le famiglie in povertà assoluta, per un totale di oltre 5,6 milioni di individui.
Ciò dunque testimonia il fatto che la rimozione del blocco degli sfratti per alcune persone e la semplice proroga di qualche mese per altre, si collochi all’interno di una situazione di crisi grave provocata dalla pandemia. A causa di quest’ultima, infatti, molti individui saranno impossibilitati a pagare l’affitto. Dunque, ci si chiede perché si sia scelto di procedere con l’esecuzione degli sfratti (subito o a breve) come se i problemi economici dei cittadini italiani fossero risolti e la situazione fosse tornata ad essere quella precedente alla pandemia. Non è assolutamente così, anzi, a causa dell’imminente sblocco totale dei licenziamenti molte persone nei prossimi mesi potrebbero trovarsi senza lavoro.
[di Raffaele De Luca]
Occhio ragazzi.
Non c’è libertà senza rispetto della proprietà privata.