Il governo spagnolo potrebbe approvare una riforma della legge sulla sicurezza nazionale in base alla quale tutte le persone maggiorenni sarebbero obbligate ad obbedire agli ordini delle autorità competenti, seguendo le linee guida del Consiglio di sicurezza nazionale, nel caso in cui dovesse essere dichiarato lo stato di emergenza in Spagna. La bozza della riforma, il cui contenuto è stato riportato in esclusiva dal quotidiano El País, è stata vista in prima lettura dal Consiglio dei ministri il 22 giugno ed è in attesa dell’approvazione definitiva, in seguito alla quale essa sarebbe inviata al Congresso. Ad ogni modo, però, il suo contenuto è già stato segnalato alle comunità autonome e ad alcuni gruppi parlamentari.
A tal proposito, nello specifico essa prevede che con lo stato di emergenza le autorità potranno procedere alla requisizione temporanea di tutti i tipi di beni, occupare provvisoriamente o comunque intervenire nei confronti di quelli necessari o ancora sospendere ogni tipo di attività. Coloro che subiscono un danno economico a causa della requisizione dei loro beni o dell’interruzione della loro attività avranno diritto al risarcimento. Il progetto di legge stabilisce anche che i cittadini potranno essere mobilitati per realizzare “servizi personali”. Tuttavia, al momento essa esclude il pagamento di indennizzi nei confronti di questi ultimi. Inoltre, la riforma prevede che anche le imprese e le persone giuridiche avranno il dovere di cooperare con le autorità per superare la crisi, e lo dovranno fare mettendo a disposizione personale o materiale. Infine, un obbligo vi sarà anche per i media: dovranno infatti collaborare con le autorità competenti nella diffusione di informazioni di carattere preventivo o operativo.
Questo progetto di legge, però, è caratterizzato da vari punti critici: innanzitutto, seppur esso chiarisca che le misure da adottare saranno graduali, proporzionate alla situazione da affrontare e limitate al tempo necessario per superare l’emergenza, non specifica se i servizi personali e la requisizione di materiale saranno legati al tipo di crisi in questione, che ovviamente potrebbe essere di vario tipo (ad esempio: sanitaria, ambientale, economica o finanziaria). In più, nonostante la legge preveda l’imposizione di servizi personali e materiali, è di natura ordinaria anziché organica: ciò può costituire un problema a livello giuridico, poiché solo le leggi organiche possono incidere sui diritti fondamentali.
Inoltre, anche la legittimità costituzionale di tale riforma appare dubbia: infatti seppur da un lato si basi sull’articolo 30 della Costituzione, in particolare sul paragrafo 4 per il quale «per legge i doveri dei cittadini possono essere regolati in caso di grave rischio, catastrofe o calamità pubblica», dall’altro essa potrebbe non rispettare altri articoli della Costituzione. Alcuni ritengono che, sulla base di quanto imposto ai media, verrebbe disatteso l’articolo 20 della Costituzione, il quale garantisce garantisce la libertà di espressione. Inoltre sarebbero ignorati anche gli articoli riferiti alle garanzie della proprietà privata ed alla certezza giuridica della libertà individuale. Detto questo, delle critiche sono state mosse anche dall’opposizione: Pablo Casado, leader del Partito Popolare, ha affermato che la «bizzarra agenda» di Pedro Sanchez (Presidente del Governo della Spagna) e la «sua inefficienza non conoscono limiti».
Ad ogni modo, non si tratta della prima volta in cui in Europa, sulla scia dell’emergenza pandemica, i governi decidono di attuare – o prendono in considerazione l’ipotesi di attuare – legislazioni repressive. In Francia, ad esempio, è stata recentemente approvata la legge di “sicurezza globale” che introduce il reato contro chiunque diffonda immagini in grado di «danneggiare l’integrità fisica e morale» degli agenti di polizia, mentre nel Regno Unito vi è una proposta di legge del parlamento che permetterebbe al Ministero dell’Interno ed alle forze dell’ordine di limitare o interrompere con molta più facilità le manifestazioni. E nei confronti di questa tendenza l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) si è espressa nel mese di febbraio, affermando che le autorità di alcuni paesi stiano utilizzando la pandemia come pretesto per imporre rigide misure di sicurezza con lo scopo di sopprimere le voci dissonanti ed abolire molte libertà fondamentali.
[di Raffaele De Luca]