In Olanda, a fine maggio di quest’anno, una sentenza storica ha imposto al colosso del petrolio Shell di tagliare le proprie emissioni del 45% entro il 2030. Ma la decisione del tribunale de L’Aia è solo un esempio dei numerosi contenziosi climatici risoltisi a favore degli attivisti ambientali negli ultimi anni. E le vittorie non riguardano solo cause avviate contro grandi multinazionali. Recente è il caso dell’ultimatum concesso alla Francia secondo cui il governo di Parigi ha nove mesi di tempo per adottare misure serie ed efficaci nel contrastare la crisi climatica. A finire in tribunale sono state anche Germania, Belgio, Spagna e Italia. Vista la tendenza, nulla esclude che anche in questi casi ad avere la meglio siano i ricorrenti. Ma perché cittadini e Ong incassano la vittoria sempre più spesso? La risposta è nella scienza. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, in particolare, in un uso puntuale della scienza climatica. Ora, ad esempio, è più semplice accusare una compagnia petrolifera e trovare le prove che la legano agli effetti del cambiamento climatico.
I ricercatori hanno analizzato 73 cause legali avanzate a livello globale. Tutte quelle che sono state rigettate dai tribunali – ha spiegato lo studio – non hanno sfruttato la scienza più avanzata di cui si disponeva. Se lo avessero fatto – sostengono i ricercatori – avrebbero avuto più possibilità di vittoria. «Utilizzare al meglio le metodologie previste dalla scienza odierna – scrivono – potrebbe migliorare le prospettive dei contenziosi. I risarcimenti, le azioni normative e la riduzione delle emissioni da parte degli imputati sarebbero più facili da ottenere anche quando questi negano le loro responsabilità legali». Queste evidenze confermano la necessità di quanto scienza e attivismo debbano affiancarsi per potersi imporre alla decisioni politiche. E in via più generale viene appurato il ruolo chiave del sapere scientifico in qualsivoglia ambito sociale. A patto che questo – cosa purtroppo non sempre scontata – sia attendibile, rigoroso e non strumentalizzato.
[di Simone Valeri]