L’Indonesia detiene un terzo delle foreste pluviali tropicali del mondo. Tesori da preservare, poiché habitat di uccelli, leopardi, rinoceronti, tigri, oranghi e tribù indigene. Per questo motivo, dal 2014, il presidente Joko Widodo, ha introdotto delle riforme atte a migliorare lo sfruttamento del terreno. Provvedimenti che hanno portato ad una rilevante diminuzione della deforestazione tanto che, nel 2020, il paese ha raggiunto un calo annuo del 75%. Non solo. L’Indonesia è sempre stato il più grande produttore di olio di palma, tanto da permettere a chiunque potesse di avviare una coltivazione. Tuttavia, di recente, una moratoria sui permessi riguardanti le piantagioni ne ha rallentato la produzione.
Un cambiamento radicale dopo i numerosi incendi che hanno raso al suolo vaste aree verdi indonesiane. Come nel 2015, quando sono stati dati alle fiamme oltre 2,6 milioni di ettari di foreste, torbiere e altri terreni, con emissioni di CO2 che si attestavano su una media di 15,95 milioni di tonnellate al giorno. Il tutto per le coltivazioni di palme da olio. Da qui, la presa di posizione del governo indonesiano, con l’introduzione di una moratoria sulla conversione di foreste primarie e terreni torbosi. Una strategia che, in concomitanza del calo dei prezzi dell’olio di palma, ha influito tantissimo sul rallentamento della deforestazione. Come indicato da un recentissimo studio, non ancora sottoposto a revisione paritaria, un calo dei prezzi dell’1% è correlato a una diminuzione dell’1,08% delle nuove piantagioni e a una diminuzione dello 0,68% della deforestazione.
[di Eugenia Greco]