La deforestazione è uno dei mali peggiori che affliggono il nostro pianeta. Questa, infatti, non solo mette a rischio di estinzione tante specie animali e vegetali, ma è anche la principale causa dell’aumento delle emissioni di CO2 e, di conseguenza, del surriscaldamento globale. Per questo motivo, negli ultimi anni, governi e associazioni ambientaliste hanno investito molto nella tecnologia satellitare, al fine di monitorare l’abbattimento delle foreste. Secondo uno studio, tale metodologia starebbe portando ad ottimi risultati, soprattutto nella foresta amazzonica.
Gli esperti fautori della ricerca durata due anni – con l’obiettivo di capire se facesse la differenza mettere nelle mani degli indigeni il controllo del territorio forestale -, dopo aver identificato 6 villaggi remoti nell’Amazonia peruviana, ne hanno scelti 36 in modo casuale da inserire nell’esperimento di monitoraggio. Tre membri di ciascuna di queste, dopo essere stati formati all’uso della tecnologia, hanno spiegato agli altri conterranei come effettuare i controlli sul territorio e segnalare eventuali deforestazioni. Un programma che, data la drastica situazione ambientale, è stato poi esteso ad altre comunità, arrivando a coprire quasi 250mila ettari di foresta pluviale nel dipartimento peruviano di Loreto.
Al termine della ricerca, gli esperti hanno esaminato i risultati ottenuti, confermando che la deforestazione è diminuita del 52% nel primo anno e del 21% nel secondo. Dati significativi considerando che, se nel prossimo decennio la situazione rimarrà invariata, si arriverà ad una perdita di 4,4milioni di ettari di foresta pluviale. Ma se l’innovativa metodologia di monitoraggio forestale nelle mani delle comunità venisse ampiamente adottata e la governance locale rafforzata, il disboscamento potrebbe essere ridotto fino al 20%.
[di Eugenia Greco]