Il Tribunale Costituzionale spagnolo, con sei voti a favore e cinque contrari, ha stabilito l’incostituzionalità dell’articolo del decreto sullo stato di allarme approvato dal governo che imponeva il lockdown per far fronte alla pandemia. Secondo la sentenza il governo non avrebbe avuto l’autorità di imporre la misura senza passare attraverso l’autorizzazione del Parlamento.
Si tratta di una sentenza, quindi, che non dichiara illegittimo il lockdown in sé, ma il modo in cui esso è stato proclamato. Secondo il Tribunale Costituzionale (equivalente spagnolo di quella che in Italia è la Corte Costituzionale) il governo avrebbe dovuto imporre le limitazioni alla libertà di circolazione tramite lo “stato d’emergenza”, che prevede l’approvazione del Parlamento, e non attraverso lo “stato d’allarme” di iniziativa governativa.
La decisione, seppur il lockdown in Spagna non sia più in vigore, si presenta ricca di conseguenze. Innanzitutto perché rende nulle tutte le sanzioni pecuniarie emesse ai cittadini che hanno violato le restrizioni. Secondo una stima del quotidiano spagnolo Ok Diario si tratterebbe di circa 1,2 milioni di euro totali. Non solo. La legge spagnola prevedeva pene detentive per i cittadini che reiteravano la violazione. Ci sono state circa 9.000 condanne penali a cittadini colpevoli di aver violato più volte le restrizioni giudicate incostituzionali e alcuni di loro sono finiti in carcere. Probabile quindi un’ondata di cause risarcitorie alquanto esose per le casse pubbliche.
Un’altra conseguenza è politica. Nel caso in cui il governo spagnolo nel prossimo autunno volesse introdurre nuove restrizioni dovrebbe a questo punto procedere attraverso la dichiarazione dello “stato di emergenza” e ricevere l’approvazione del Parlamento. Ma questo non è affatto scontato, visto che il governo di coalizione tra PSOE e Unidos Podemos è un governo di minoranza, che non ha una maggioranza parlamentare solida.
Questi giudici spagnoli, che negazionisti complottisti.
Ovviamente la notizia viene completamente ignorata dal mainstream.