Migliaia di manifestanti si sono riversati ieri nelle strade di Napoli dando vita ad una mobilitazione ecologista contro i vertici del G20. Nella stessa giornata, infatti, i ministri dell’ambiente delle 20 maggiori economie al mondo si sono riuniti proprio nella città partenopea. Con l’occasione, gruppi di attivisti uniti nella coalizione “Bees Against G20” hanno così messo in campo proteste e azioni finalizzate a criticare le troppe contraddizioni emerse con le recenti politiche ambientali. Verso le nove del mattino, ad esempio, è stato occupato l’ingresso dell’Autorità Portuale per denunciare la presenza di aziende che hanno sversato scarichi inquinanti e di navi da crociera che affollano l’area del golfo. Un’ora dopo è stato bloccato l’accesso ad una raffineria della Q8 nel quartiere San Giovanni. Tra depositi e altri impianti, la multinazionale italiana ha infatti impattato gravemente la città ed ora avrebbe in progetto di costruire un gassificatore di LNG (Liquid Natural Gas). «Non si può pensare di puntare ancora su fonti fossili come il gas nel 2021. Mentre i G20 parlano di ambiente ed energia – denunciano gli attivisti – la realtà di Napoli non ha nulla a che vedere con alcuna transizione ecologica, anzi».
Dopo vari impedimenti alterni alla mobilità al grido di «we are unstoppable, another world is possible», la protesta si è spostata nelle vie del centro storico. Qui, le organizzazioni Exctintion Rebellion, Animal Save e il gruppo locale di Greenpeace, hanno dato vita ad un’azione teatrale che ha inscenato le tipiche personalità capitalistiche atte a comprare la qualunque con il denaro bistrattando un povero Pulcinella. La maschera simbolo della Campania è divenuta così l’emblema di una terra maltrattata per la quale, come tante altre, le belle parole pronunciate al G20 risuonano esclusivamente come un’offesa. «È una vera e propria provocazione nei confronti di un territorio così fortemente provato da inquinamento e sversamento di rifiuti e sostanze nocive. Proprio a Napoli si ritrovano i ministri dei paesi più potenti – ha commentato un manifestante – i quali anziché agire per risolvere le problematiche ambientali che viviamo, ogni volta prendono solo provvedimenti inconsistenti e riempiono i documenti di vuote chiacchiere».
Dai negoziati è infatti emerso un pacchetto costituito da 25 articoli e 10 linee di intervento contenente temi come ‘soluzioni naturali per il clima’, ‘contrasto al degrado del suolo’ e ‘sicurezza alimentare’. Ma anche ‘uso sostenibile delle risorse idriche’, ‘tutela degli oceani’, ‘economia circolare’ e ‘finanza verde’. Nel complesso un insieme organico e ben delineato di ambiziose proposte a favore dell’ambiente. Tutto molto propositivo se non fosse che, per l’appunto, è destinato a restare niente di più che un aggregato di idee. Nella totale assenza di un chiaro piano politico è infatti improbabile che il vertice produca impegni finanziari vincolanti. Nel mentre, il nostro ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha definito il documento «perfettamente in linea con la visione del nostro Pnrr». Esattamente. Lo stesso Piano di ripresa che, tra gas naturale e idrogeno da idrocarburi, gioca a favore dei giganti del petrolio allontanando, di nuovo, una vera conversione alla sostenibilità.
[di Simone Valeri]