Il patrimonio della Santa Sede conta oltre 5000 immobili: lo si apprende dal bilancio relativo all’anno 2020 dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), pubblicato per la prima volta dalla sua costituzione nel 1967. Il documento, diffuso dal portale ufficiale del Vaticano, Vatican News, rivela nello specifico che attualmente sono 4.051 le unità immobiliari gestite in Italia, delle quali il 92% si trova nella Provincia di Roma (il 64% di esse nelle zone adiacenti alla Città del Vaticano), il 2% tra Viterbo, Rieti e Frosinone ed il restante 6% fuori dal Lazio. Sono poco più di 1.200, invece, gli immobili gestiti all’estero tra Londra, Parigi, Ginevra e Losanna, e in Italia dalle società partecipate. Detto ciò, come affermato dal presidente dell’organismo della Santa Sede, Nunzio Galantino, il 14% delle unità è destinato al libero mercato mentre il rimanente 86% è «funzionale alle necessità istituzionali e/o per dipendenti e pensionati della Curia romana».
Venendo agli utili, poi, dal bilancio dell’Apsa emerge che essi sono stati inferiori di 51,2 milioni rispetto all’anno precedente, con un risultato gestionale di 21,99 milioni. Precisamente, la gestione immobiliare ha generato un risultato di 15,25 milioni (-8,3 rispetto al 2019), quella mobiliare di 15,29 milioni (-27,1) e le altre attività un disavanzo di 8,56 milioni (con un calo di 15,8 milioni sul 2019). Inoltre, il contributo dell’Apsa alla copertura del deficit della Curia è stato di 20,6 milioni: si tratta però di un esito comunque positivo, in quanto c’è da tener conto degli effetti della pandemia.
In tal senso, nell’anno dell’emergenza sanitaria il deficit è salito a 66,3 milioni di euro, una cifra di gran lunga superiore rispetto agli 11,1 milioni del 2019. Lo si apprende dal bilancio consolidato della Santa Sede che padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, ha illustrato nella giornata di sabato. Anche in questo caso, però, si tratta di una cifra migliore rispetto a quella prevista a causa della pandemia. «Quando è apparso il Covid, le previsioni di deficit che abbiamo fatto nel migliore scenario sarebbero state di 68 milioni di euro e nel peggiore di 146 milioni di euro». Dunque, ha aggiunto, «abbiamo rivisto il bilancio in marzo accettando un deficit di 82 milioni di euro. Il risultato che si è invece verificato, con un deficit di 66,3 milioni di euro, è stato leggermente superiore al migliore degli scenari ipotizzati».
[di Raffaele De Luca]