Entro il 31 agosto 2021, gli americani dovrebbero ritirare tutte le loro truppe (regolari e NATO, inclusi 800 militari italiani) dall’Afghanistan. Si tratta di una decisione ufficialmente sancita con il trattato di pace di Doha, risalente al 29 febbraio 2020 e firmato da Usa e talebani. In cambio della ritirata, i talebani hanno promesso negoziazioni con il governo afghano e azioni di arginamento del gruppo terroristico di Al-Qaeda. Nonostante l’impegno preso, gli Stati Uniti hanno dichiarato che continueranno a sostenere il governo con tanto di bombardamenti.
Quella del ritiro americano è stata una notizia non da poco. Si è trattato di una guerra sanguinosa, durata quasi 20 anni (e costata quasi 10 miliardi solo all’Italia). Dopo anni di forte ingerenza, Biden ha sorpreso il mondo intero dichiarando che «l’Afghanistan deve scegliere da sé il proprio futuro.» Da quando gli Usa, nel maggio scorso, hanno iniziato a ritirare le truppe, la presenza talebana in Afghanistan ha però ripreso a consolidarsi. Ad oggi, il gruppo islamista sembrerebbe avere il controllo dell’80% del paese.
Ci sono anche questioni interne all’accordo stesso, per esempio il fatto che i firmatari rappresentano solo una parte del gruppo dei talebani (fortemente frammentato al proprio interno). Inoltre, il governo di Kabul non è stato coinvolto nell’accordo in maniera diretta. Ma la questione principale è che gli Usa non vogliono realmente lasciare la presa sul paese, per via di interessi strategici, geopolitici ed economici.
Con il malaugurato progetto “Over the horizon”, il Pentagono investirà 10 miliardi di dollari in operazioni di lotta al terrorismo volte a proteggere i suoi interessi in terra afghana. Il piano prevede l’invio di droni (a scopo di sorveglianza e di attacco) verso l’Afghanistan dalle basi americane localizzate in Qatar, nel Kuwait e negli Emirati Arabi. Durante la conferenza stampa del 6 luglio 2021, l’addetto stampa del Pentagono John F. Kirby ha dichiarato esplicitamente che gli Usa continueranno a dare supporto alle forze armate afghane. Alla domanda su come esattamente gli Usa abbiano in programma di farlo, Kirby ha risposto candidamente «nel modo in cui l’abbiamo sempre fatto in passato – con i bombardamenti».
Come evidenziano le voci critiche, questa nuova modalità di interferenza – invasione, spostata dalla terra al cielo – non solo continuerà a causare morti tra i civili, ma inasprirà le tensioni che esistono in Afghanistan, ritardando ulteriormente la pace e la stabilità politica nel paese. Insomma, la guerra più lunga combattuta dagli Stati Uniti continuerà a durare, anche se non sulla carta. L’Afghanistan continuerà ad essere un campo di battaglia statunitense, con l’ulteriore rischio di causare tensioni geopolitiche con le altre potenze che vi orbitano intorno, Russia in testa. Ma soprattutto si apre un nuovo capitolo di violenza, che come sempre va a colpire la popolazione locale più di chiunque altro.
[di Anita Ishaq]
Fanno guerra, ma solo un poco.
Geniale Alberto 😆