È in corso un’altra epidemia. Un’epidemia silenziosa che corre sottotraccia. Meno appariscente e forse meno tangibile di quella da covid-19, è in arrivo una pericolosa ondata di disagio psichico, in molte delle sue forme. Dall’inizio della pandemia di coronavirus ad oggi la ricerca scientifica ha accumulato una quantità molto rilevante di evidenze empiriche riguardo all’aumento della sintomatologia che rileva di un aggravarsi di disturbi di tipo psicologico e psichiatrico. Che ci siano e ci saranno gravi ripercussioni sull’equilibrio psico-emotivo della popolazione mondiale a causa dell’impatto della situazione pandemica è ormai accertato. L’ultimo dato in ordine di tempo proviene dal Rapporto Nazionale Osmed 2020 sull’uso dei farmaci in Italia, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Il report rivela che nel 2020 il consumo degli antidepressivi rappresenta il 3,7% del consumo totale di farmaci in Italia, con un aumento, rispetto al 2019, dell’1,7%. Per ora, tuttavia, l’incremento sembra in linea con il trend degli ultimi anni. Il dato che balza maggiormente agli occhi è l’aumento dell’11,6% rispetto al 2019 del tasso di prescrizione di antidepressivi e antipsicotici nella popolazione di età pediatrica.
Uno studio condotto su gemelli italiani ha mostrato che «i livelli di ansia, depressione e stress, misurati durante il periodo di lockdown, sono risultati superiori a quelli stimati nella popolazione generale prima dell’emergenza sanitaria»; tra le principali determinanti dell’aumento del disagio psichico si contano «la giovane età, la presenza di un familiare con sintomi, i problemi finanziari e la solitudine». Il Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale dell’Istituto Superiore di Sanità in uno studio coordinato dal Dipartimento di salute mentale dell’Università della Campania ha evidenziato un incremento della presenza di sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress, soprattutto nella popolazione femminile. Inoltre si è studiato come una maggiore durata dell’esposizione al lockdown «ha rappresentato un fattore predittivo significativo del rischio di presentare peggiori sintomi ansioso-depressivi». Un ulteriore studio pubblicato su Frontiers in Psychiatry ci fa vedere come, su 1639 intervistati il benessere psicologico minore si riscontra tra le donne di meno di 50 anni con salute a rischio e tra i soggetti che sono stati esposti all’infezione o conoscevano persone infette. La maggior parte del campione ha segnalato un generale peggioramento delle condizioni demografiche, economiche, sociali e relazionali. Aumentato il tempo passato sui social, in cucina e a vedere film e diminuito il tempo dedicato ad attività fisica.
Tra i giovani i sintomi più frequenti sono stati: difficoltà di concentrazione (76,6%), noia (52%), irritabilità (39%), irrequietezza (38,8%), nervosismo (38%), sentimenti di solitudine (31,3%), disagio (30,4%) e preoccupazioni (30,1%). Il Telefono Azzurro ha segnalato un aumento delle richieste per problemi di salute mentale del 14,4% e un aumento del 22,6% dei contatti via chat. Incremento significativo anche dei casi di abusi e violenze, problemi in rete, disturbi del comportamento alimentare, e atti di autolesionismo e tentativi di suicidio.
Ora la domanda è: a fronte di indicatori così drammaticamente chiari, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è preparato ad affrontare l’emergenza psicologica montante? Ad oggi, la risposta parrebbe negativa. In Italia la spesa per la salute mentale è pari al 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale. Il Report sul personale del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute relativo all’anno 2018 parla di uno psichiatra pubblico ogni circa 10mila cittadini adulti e uno psicologo pubblico circa ogni 12mila cittadini, con una età media di 52 anni per i medici e di 56 per gli psicologi. Inoltre, la debolezza del servizio pubblico emerge anche dal fatto che solo il 5% dei 130.000 psicologi operanti in Italia lavori in strutture del SSN. Dunque, l’accesso alle cure per soggetti che non possono ricorrere a servizi privati è gravemente compromesso.
In conclusione, va segnalato un primo passo importante: è stata approvata la mozione concernente iniziative in materia di salute mentale a prima firma della deputata Pd ed ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Essa impegna il governo ad ampliare l’accesso alle terapie psicologiche, a garantire fino a 10 sedute di psicoterapia ai giovani depressi a causa della pandemia, e a mettere su un piano nazionale per la salute mentale.
[di Jacopo Pallagrosi]