giovedì 21 Novembre 2024

Dopo le trivelle il governo della “transizione ecologica” difende anche il glifosato

Il comune di Nepi ha fatto passi avanti per vietare l’uso del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo. Nuovi divieti per l’uso indiscriminato dei fitofarmaci in agricoltura, e non solo: il sindaco Franco Viti ha anche stabilito che nei primi cento metri dai corsi d’acqua non sarà possibile coltivare, mentre nei secondi cento metri sarà consentita l’agricoltura biologica. Contro l’ordinanza del sindaco Franco Viti, si sono subito scagliati i produttori di nocciole Assofrutti, i quali sono ricorsi al Tar del Lazio, senza riuscire ad avere la meglio. Ciò che però desta preoccupazione è come l’Avvocatura dello Stato del ministero della Transizione ecologica abbia deciso di schierarsi. Famiano Crucinelli, presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre, ha sottolineato come Cingolani sostenga, in un paradosso che stride con la “transizione ecologica”, la chimica di sintesi in agricoltura, «Una delle cause fondamentali della frattura degli ecosistemi» spiega Crucinelli. Quest’ultimo sottolinea che se – come presumibile – l’avvocato abbia davvero parlato per il Ministero, allora Cingolani non è altro che un «Un bradipo della Transizione ecologica». Perché difatti, «La posizione espressa al Tar è una fotocopia delle posizione dei produttori di Assofrutti». Col fine di vietare l’uso del glifosato, da tempo altri comuni seguono la linea del comune di Nepi: Gallese, Corchiano, Castello, Calcata. Il glifosato è infatti nemico della salvaguardia ambientale, tanto che si infiltra anche dove non sarebbe dovuto arrivare, e in quantità preoccupanti. Nemmeno un mese fa, il caso dei fiumi in Lombardia, in cui è stata dimostrata una presenza dell’erbicida di ben otto volte superiore al limite previsto dalla legge.

Sul glifosato si è dibattuto parecchio: dopo diversi studi, nel 2017 l’Unione Europea ha concesso l’approvazione dell’erbicida più famoso al mondo per ulteriori cinque anni, con determinate limitazioni. Il tutto, a seguito di alcune valutazioni di EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e ECHA (Agenzia europea delle sostanze chimiche) L’uso del glifosato è quindi attualmente ammesso dall’Unione Europea, fino al 15 dicembre 2022. Una data che però sembra già essere molto vacillante: basti pensare alla Francia, che avrebbe scelto di fare un passo indietro. La nazione, all’interno del comitato il cui ruolo è valutare la tossicità del glisofato (l’Assessment group of glyphosate) ha partecipato alla preparazione del rapporto in cui si parla dell’erbicida, adottando una posizione ben diversa da quella assunta precedentemente. La conclusione è che il glifosato, secondo le autorità nazionali, potrebbe senza problemi essere nuovamente autorizzato in Europa. Necessaria è la risposta dell’EFSA e dell’ECHA, prima di qualsiasi decisione ufficiale. Continua dunque un dibattito sul glifosato, già al centro di continui studi relativi all’effettiva dannosità.

Intanto in Italia delle piccole vittorie sono state ottenute dai comuni intenti a limitare l’uso dell’erbicida. Nel territorio della Tuscia, l’impatto ambientale causato dalla coltivazione malsana delle nocciole (monocoltura che coinvolge circa 25 ettari di territorio) potrebbe finalmente subire delle modifiche. Necessario è che le ordinanze possano divenire regolamenti comunali, così da vietare l’uso di pericolose sostanze nei territori interessati. Sostanze che poi, come già esplicato, non rimangono – ovviamente – solo nel luogo in cui sono state utilizzate (come fu anche dimostrato lo scorso anno). In questo un ruolo importante può avere un colosso come la Ferrero. Infatti, la coltivazione della nocciola nell’area della Tuscia è il primo polo di produzione nazionale nonché uno dei fornitori principali della Nutella Ferrero. La famosa industria dolciaria si dice infatti a favore del green, ma è necessario che essa dimostri di avere adottato tale filosofia anche nel pratico, come sottolineato da Famiano Crucinelli. Stesso concetto vale per il Ministero della Transizione ecologica, che manca ancora una volta alla vera e propria, tanto osannata, “svolta green“. Un altro passo pratico che crea grande disarmonia con le parole spese. Basti ricordare il caso delle “trivelle sostenibili” dove il ministro è parso molto più preoccupato per i colossi del petrolio quali Eni piuttosto che per il vero salto qualitativo a livello di salvaguardia territoriale. Ovviamente, trivellare per estrarre gas, “rispettando” la Terra in nome della sostenibilità, è – a qualsiasi livello – impossibile. Come impossibile risulta un uso libero e incontrollato di un pesticida quale il glifosato, senza che ci siano conseguenze negative sulla salute e sul mondo.

[di Francesca Naima]

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