giovedì 21 Novembre 2024

Post-Pandemia, il mondo che verrà

Il compito più importante del giornalismo è quello di unire i puntini. Questo è quanto insegnavano un tempo i maestri del giornalismo. Un compito oggi ancor più urgente e difficile.

I puntini sono le notizie che ci travolgono ogni giorno, ad un ritmo così incessante e caotico da rendere quasi impossibile orientarsi. La funzione di un giornalismo realmente al servizio della verità è quello di porsi di fronte a questi puntini con la pazienza e il rigore del miglior enigmista allo scopo di selezionarli e unirli nell’ordine corretto al fine di ricavarne il disegno complessivo, e poi spiegarlo al lettore.

Questo è il compito che proveremo ad assolvere con Monthly Report, il mensile riservato agli abbonati de L’Indipendente. Facendolo con coraggio e rimanendo sempre ben ancorati ai fatti, ai dati e alle verifiche. Per metterci alla prova abbiamo ben pensato di cominciare dal tema più arduo e urgente di tutti: la pandemia. O meglio la post-pandemia: il “nuovo mondo” che si sta dipanando in questa emergenza.

Nel monthly report “Post Pandemia, il mondo che verrà” si trovano 30 pagine di inchieste, riflessioni e spunti per provare a capire come la fase che stiamo vivendo potrà influenzare il mondo che verrà e soprattutto come alcuni grandi attori economici stiano cercando di utilizzarla per aumentare la loro influenza, nella consapevolezza che – come dichiarato dal presidente del World Economic Forum, Klaus Schwab, «Molti si stanno chiedendo quando le cose ritorneranno alla normalità. La risposta in breve è: mai».

Nel numero partiamo proprio dal disegno pianificato ed esposto ufficialmente dal World Economic Forum, ovvero il consesso delle più grandi imprese multinazionali del mondo, sotto il nome di Great Reset. Un articolo firmato dall’economista Ilaria Bifarini ci accompagna alle radici del “sogno” di molti degli uomini forti dell’economia mondiale, su come i governi del mondo dovrebbe utilizzare l’assist del coronavirus per accelerare verso una nuova rivoluzione industriale, caratterizzata da una sempre maggiore integrazione ed interdipendenza, non solo delle economie mondiali nel classico disegno della globalizzazione, ma dei poteri, dell’informazione e dell’uomo stesso in una simbiosi con un futuro fatto di intelligenze artificiali.

Si prosegue andando a verificare come effettivamente da febbraio 2020 molte cose siano già cambiate. Raccontiamo come l’economia mondiale abbia visto un’accelerazione senza precedenti della concentrazione della ricchezza, con i magnati legati ad internet ed al commercio online che hanno realizzato profitti d’oro grazie ai lockdown, mentre tra i nuovi miliardari spuntano con decisione i manager delle bigpharma. Tratteggiamo poi, con dovizia di dati e fonti, come nella pandemia il potere dei Big Three, ovvero i tre grandi fondi d’investimento globali (BlackRock, Vanguard e State Street) abbia irrimediabilmente oltrepassato il livello di guardia democratico.

Si parla poi di tecnologia, andando a capire “a che punto è il futuro” tra intelligenze artificiali, usi militari e controllo delle informazioni. Settori sempre più al centro di cospicui investimenti da parte degli stati e di soggetti privati, in una corsa alla tecnologia che sfocia in quello che è stato definito capitalismo del controllo. Con la pandemia che – come sottolineato dall’Onu – è stata usata in molti paesi come scusa per restringere i diritti democratici. Anche nel cuore del vecchio continente, come insegna quanto sta avvenendo in Francia e nel Regno Unito.

Un panorama dove il controllo dell’informazione diventa sempre più stringente, con la libertà di espressione sorvegliata dagli algoritmi dei social e i media attraverso un utilizzo sempre più politico dell’etichetta di “fake news”, con il rischio che questa diventi – come vedremo – un marchio impresso a fuoco sulle testate che diffondono notizie scomode.

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

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