La norma era stata anticipata da una dura campagna di stampa dei media cinesi sui videogiochi definiti «oppio dei popoli», scomodando la definizione che Karl Marx riservava alla religione. Ora la legge che intende limitare le pratiche diseducative per i giovani diventa realtà: il governo di Pechino ha stabilito che i minorenni potranno usare i videogiochi per un massimo di tre ore a settimana. Le piattaforme di videogame potranno offrire il gioco online ai minori solo nei fine settimana e nei giorni festivi ed esclusivamente dalle ore 20:00 alle 21:00. A riferirlo l’agenzia di stampa statale Xinhua, riportata in occidente dall’agenzia Reuters.
La misura va inquadrata in una tendenza più generale che vede il governo comunista di Pechino impegnato in una dura campagna contro quelle forme di intrattenimento accusate di assoggettare i giovani e trasmettere valori negativi per la comunità. Una campagna che poche settimane fa aveva già colpito gli influencer. Imponendo alla piattaforma social Weibo (la più importante in Cina) di bloccare la sua classifica delle celebrities più popolari del web allo scopo di frenare la visibilità degli influencer, e all’app Douyin – nel resto del mondo conosciuta come TikTok –di impedire l’ostentazione della ricchezza e del lusso, considerati da Pechino atteggiamenti che «inculcano l’ossessione per il denaro e umiliano i più poveri». Dopo anni di crescita con pochissime regole, insomma, il governo cinese intende riportare le piattaforme del web sotto il controllo politico di uno stato che non intende rinunciare ad avere anche un forte indirizzo e controllo educativo sulla società.
Il mercato dei videogiochi in Cina è attualmente il più importante al mondo. Prima della decisione del governo si stimava per il settore un giro di affari da 45,6 miliardi di dollari nel 2021, superiore a quello degli Stati Uniti.