Espropriare e nazionalizzare circa 240.000 appartamenti di proprietà di grandi fondi immobiliari, per concederli in affitto a prezzi calmierati ai tanti cittadini che non possono più permettersi una casa a causa dei continui aumenti dei prezzi. È la proposta sulla quale i berlinesi saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 26 settembre in un referendum cittadino. Una proposta lanciata da comitati locali per il diritto all’abitare e supportata dal partito di sinistra Die Linke. Servivano 171.000 firme per indire il referendum, ne sono state raccolte ben 359.063: anche se molte di queste sono state rigettate perché non provenienti da cittadini tedeschi, ma da persone provenienti da altri paesi, in buona parte europei, che vivono, lavorano e pagano le tasse a Berlino ma non hanno diritto di voto. I promotori avevano chiesto anche a loro di firmare visto che si tratta di cittadini colpiti in prima persona dal problema.
La proposta prevede che in caso di vittoria del sì il parlamento cittadino la città possa espropriare le proprietà immobiliari appartenenti ai fondi che possiedono oltre 3.000 immobili. Sono gli stessi fondi che da anni ampliano i propri acquisti con finalità essenzialmente speculative: molti dei loro appartamenti vengono infatti mantenuti sfitti per influenzare artificialmente il mercato, in modo che la domanda di abitazioni sia sempre maggiore rispetto all’offerta. Un meccanismo che ha portato i prezzi delle locazioni a raddoppiare negli ultimi dieci anni, arrivando ad una media di 13 euro al metro quadro nei nuovi contratti. In un contesto come quello berlinese, dove solo il 15% della popolazione ha una casa di proprietà, significa di fatto rendere quello ad avere una casa un privilegio sempre più costoso.
Se il referendum otterrà la maggioranza sarà poi la giunta cittadina a dover approvare la legge, e molto dipenderà anche dai risultati delle amministrative che si terranno nella stessa giornata. Dovesse essere confermata l’alleanza al potere tra Spd, Die Linke e Verdi è probabile che questa venga ratificata, e a quel punto bisognerà anche superare il giudizio di costituzionalità della norma. Molti i se in campo, quindi. Ma la sola ipotesi di un esproprio delle proprietà dei grandi fondi sta generando timori tra gli analisti di orientamento liberale, ai quali in Italia ha dato cassa di risonanza, come prevedibile, Il Sole 24 Ore.
L’esito del referendum potrebbe comportare un terremoto di proporzioni non solo nazionali. Vincesse il si, infatti, la capitale tedesca potrebbe mostrare una via potenzialmente imitabile da decine di grandi città europee, dove i prezzi degli affitti diventano ogni anno più insostenibili per i lavoratori a causa delle locazioni turistiche e delle politiche dei fondi immobiliari che puntano a mantenere i prezzi artificialmente alti.