Con l’obiettivo di concretizzare – entro il 2050 – il Green Deal, il 14 luglio la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di proposte in cui è compreso lo stop alla produzione e alla vendita di auto benzina e diesel in tutti i paesi membri dell’UE, a partire dal 2035. Per ora il provvedimento non è altro che una proposta in attesa di approvazione, in un iter che può subire cambiamenti e revisioni, prima dell’effettiva attuazione. Intanto è l’Italia a mettere le mani avanti, aprendo un dialogo con la Commissione.
Infatti, nonostante il dichiarato sostegno italiano alla iniziativa europea, da parte del Ministero della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è stata avanzata la richiesta di una proroga, richiesta che la Commissione europea non è, per il momento, intenzionata a concedere. Cingolani stesso ha spiegato le ragioni delle obiezioni: L’Italia intende proteggere i marchi italiani di auto sportive e di lusso – come Ferrari, Lamborghini e Maserati – dalla proposta della Commissione europea. L’Italia porta dunque avanti il concetto che sì, le auto di lusso sono sicuramente più inquinanti, ma le vendite di tali auto sono vertiginosamente più basse. Questo, dunque, “compenserebbe” la questione delle emissioni perché il mercato delle auto di lusso è una nicchia; di conseguenza, non comprendendo le auto di lusso nello stop voluto dalla Commissione, rimarrebbe solo «una frazione di un mercato che conta milioni», come precisa Cingolani.
Una proposta che questa volta pare abbia poche possibilità di passare, stando almeno alle parole ferme pronunciate da uno dei portavoce della Commissione, Tim McPhie: «Abbiamo visto i commenti del ministro Cingolani, ma noi non commentiamo mai i commenti. Ciò che posso fare è ricordare che noi abbiamo presentato un pacchetto di proposte legislative che prevede la riduzione del 100% delle emissioni delle auto entro il 2035. E tutte le case automobilistiche dovranno contribuire a questa riduzione». Ma la palla non è solo in mano alla Commissione: Il pacchetto “Fit for 55” proposto dalla Commissione dovrà comunque essere approvato da Parlamento europeo e dal Consiglio Ue, dove la proposta dovrà essere ratificata in base al complicato sistema della doppia maggioranza qualificata (55% dei voti che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea).
A prescindere da come terminerà la partita rimane un nuovo indizio di come il “Governo della Transizione ecologica”, come si era definito quello guidato da Draghi, si mostra ancora una volta piuttosto distante dal mettere realmente la questione ambientale al centro dell’azione di governo. Non è certo il primo caso in cui le decisioni prese dal ministro Cingolani stridono con le parole sulla decantata svolta green. Dal caso delle «trivelle sostenibili» – dove è già intuibile, solo dal nome, l’implicito ossimoro – fino al sostegno mostrato per l’uso dell’erbicida più famoso al mondo, il glifosato, per poi arrivare alla recente approvazione, da parte del Ministero della Transizione ecologica, dell’ampliamento della Centrale a gas di Ostiglia.
La loro transizione ecologica si vede anche dal numero di mascherine abbandonate per strade, marciapiedi e (ahimé) parchi, perché le mascherine di comunità “non sono efficaci” (e soprattutto si deve dare ai soliti noti le commesse miliardarie per le forniture scolastiche).
Che poi Cingolani voglia proteggere i marchi del lusso automobilistico la dice tutta…