Il New York Times ha pubblicato un video, proveniente da una telecamera di sicurezza, che testimonia l’attacco di un drone, a Kabul, che anziché colpire l’Isis-k stermina una famiglia di 10 persone. Come ha riportato la BBC, il Pentagono ha dichiarato di non essere nella posizione di smentire queste accuse. Il responsabile dei rapporti con la stampa, John Kirby, ha però provato a giocarsela con la rassicurazione morale: «non c’è esercito sulla faccia della terra che si impegni più di quello statunitense per evitare morti di civili». Sarà, fatto sta che l’ultimo atto dell’esercito Usa prima di abbandonare la terra afghana dopo una ventennale occupazione sarebbe stata l’ennesima strage di innocenti.
Il 29 agosto 2021, i militari statunitensi hanno lanciato un attacco con un drone perché sospettavano che nella vettura in questione ci fosse almeno un membero dell’Isis-k, gruppo che nei giorni precedenti aveva ucciso 13 soldati americani e 169 civili afghani in un attentato presso l’aeroporto di Kabul. Per ore i soldati hanno seguito la macchina, per poi farla attaccare. Secondo le fonti statunitensi, l’auto era sospetta perché aveva appena lasciato un edificio conosciuto come rifugio Isis.
Invece, nella vettura viaggiava una famiglia di civili afghani, che con l’Isis non avevano alcuna relazione. Anzi, si trattava di un operatore umanitario impiegato in una ONG americana, in compagnia dei figli che erano andati a trovarlo. Sono stati tutti uccisi in una serie di esplosioni consecutive, che hanno bruciato i loro corpi fino a renderli irriconoscibili anche ai parenti. Tra i deceduti, 7 bambini di cui uno di appena 2 anni.
La vittima principale, un uomo di 43 anni di nome Zemari Ahmadi, lavorava da 14 anni nella ONG Nutrition & Education International. Stava portando dei contenitori di acqua dall’ufficio, per aiutare il suo vicino di casa: questi contenitori erano stati subito considerati sospetti. Insieme alla famiglia, aveva recentemente fatto richiesta per ottenere un visto speciale per trasferirsi negli Stati Uniti.
Se il New York Times non avesse ottenuto le riprese fatte da una telecamera di sicurezza nei pressi dell’attacco e se non avesse aperto un’investigazione a riguardo, l’esercito USA avrebbe continuato a dichiarare di aver eliminato dei terroristi dell’Isis-k. Di fronte ai filmati, hanno comunque ridimensionato la gravità dell’evento, spostando l’attenzione su altri fatti, sottolineando di essere assolutamente votati alla protezione dei civili nelle zone di guerra, e giustificando la propria avventatezza dicendo di non aver visto né donne né bambini.
Secondo il Bureau of Investigative Journalism, gli attacchi di droni, strumento molto frequente e molto controverso della strategia antiterroristica USA, hanno ucciso almeno 4126 persone (ma le stime toccano le 10.000) dal 2004 ad oggi. Di queste, tra i 300 e i 900 sarebbero civili.
[di Anita Ishaq]