Tra il 17 e il 19 settembre del 2021, si terranno in Russia le elezioni parlamentari per nominare i 450 deputati della Duma di stato, l’Assemblea federale, il primo ministro e vari rappresentanti delle legislature locali. In Occidente, tutto il processo elettorale è stato già preventivamente delegittimato, per via della stretta che Russia Unita ha imposto su opposizione politica, media indipendenti e “agenti stranieri.”
Da anni Russia Unita (RU) è il partito più forte del paese, detenendo 334 dei 450 seggi della Duma. Il suo leader, Putin, è stato primo ministro per quattro mandati (non consecutivi). Quest’anno, però, il supporto popolare sembra vacillare. Tra i motivi principali di questo calo di popolarità ci sono la corruzione, la crisi economica e l’eco della questioni legate all’oppositore Aleksej Navalny. Secondo le voci critiche, Putin starebbe facendo il possibile, con mezzi anche poco leciti, per assicurarsi un’altra vittoria.
Innanzitutto, avrebbe esteso diritto di voto a circa 600.000 ucraini in possesso di passaporto russo provenienti dalle province separatiste di Donetsk e Lugansk, storicamente vicine al Cremlino. Inoltre, avrebbe imposto una stretta sul numero di osservatori esterni consentiti nel paese, per cui l’Ocse, limitata nella sua autonomia, ha dichiarato che non monitorerà le elezioni. Una mossa che è stata interpretata, dal governo russo, come una scusa volta solo a delegittimare le elezioni. Il governo ha poi oscurato il sito Smart Voting, creato da Navalny per unire l’opposizione contro Russia Unita: un sistema intelligente che informa i cittadini, a ridosso delle elezioni, su quale candidato ha le maggiori probabilità di sconfiggere RU. Molte figure dell’opposizione, soprattutto tra quelle vicine a Navalny, hanno lasciato il paese.
A questi episodi i media occidentali hanno risposto contrariati. Sicuramente Russia Unita non brilla per trasparenza, ma è vero che il suo è un tentativo disperato e autoritario di contenere tutto un elettorato filo-occidentale che agogna più democrazia?
Secondo il Levada Center, che dal 1996 conduce sondaggi sull’opinione pubblica russa, il paese non sarebbe particolarmente interessato ad un modello di democrazia di tipo occidentale. Solo il 16% degli intervistati preferirebbero passare ad un sistema più vicino alla democrazia liberale, mentre il 18% è contento della linea governativa che ha caratterizzato il paese negli ultimi 30 anni, il modello Yeltsin/Putin. Il 49% auspicherebbero un ritorno al sistema sovietico, un dato piuttosto alto, e in aumento rispetto all’ultimo sondaggio del 2016 (quando si attestava al 37%).
Secondo il quotidiano russo RT, i russi non amano particolarmente il loro governo attuale, ma rispetto agli anni ’80 e ’90 hanno assunto un punto di vista più disilluso rispetto alle promesse della democrazia liberale. Non c’è, insomma, un’equivalenza tra i sentimenti anti-governativi e i sentimenti pro-Occidente.
[di Anita Ishaq]
queste frasi sono totalmente false. Anita… che succede?
“Tra i motivi principali di questo calo di popolarità ci sono la corruzione, la crisi economica e l’eco della questioni legate all’oppositore Aleksej Navalny. Secondo le voci critiche, Putin starebbe facendo il possibile, con mezzi anche poco leciti, per assicurarsi un’altra vittoria.”
Sostieni che siano false?