Parte oggi la raccolta firme per il “Referendum No Green Pass”, il cui intento è quello di abrogare le disposizioni legislative relative al lasciapassare sanitario. L’iniziativa di promozione referendaria, infatti, consente agli italiani di esprimere la propria contrarietà al certificato verde rispondendo nello specifico a quattro quesiti riguardanti l’abrogazione dei diversi provvedimenti su tale strumento che si sono succeduti nel tempo. A tal proposito, l’apposito sito [1] offre la possibilità di firmare in forma telematica ma non solo: la raccolta delle firme potrà infatti avvenire anche mediante le tipiche modalità referendarie.
Dietro tale referendum vi sono cittadini comuni e studenti universitari, che lo hanno «ideato, organizzato e promosso». Tuttavia, «l’impegno dei promotori è supportato da un Comitato organizzativo e da un Comitato di Garanti», all’interno dei quali vi sono avvocati e cattedratici italiani tra cui il docente di diritto internazionale presso l’università “La Sapienza” di Roma, Luca Marini, il docente di diritto civile presso l’Università di Torino, Ugo Mattei, il presidente emerito di sezione della Corte di Cassazione, Paolo Sceusa e, ultimo ma non meno importante, Carlo Freccero, accademico, giornalista e già consigliere di amministrazione della Rai.
Detto ciò, per quanto concerne le ragioni del “No”, sul sito si legge che il Green Pass «esclude dalla vita economica e sociale della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal Governo» e che esso «costituisce un palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico». In tal senso, viene citato l’articolo 3 [2] della Costituzione, secondo cui «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Inoltre, viene anche menzionato l’articolo 32 [3]: secondo i promotori infatti il divieto da esso sancito, ossia quello per cui «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» sarebbe aggirato dal lasciapassare sanitario, che «spinge surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione».
Infine, coloro che promuovono l’iniziativa sostengono che il Green Pass generi problemi anche sul piano internazionale, ed a tal proposito si rifanno, tra l’altro, ad alcuni «accordi internazionali giuridicamente vincolanti di cui l’Italia è parte contraente», tra cui la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) [4] del 1950. Quest’ultima sancisce diritti quali il diritto alla vita e libertà quali, ad esempio, quella di riunione e di associazione. Tuttavia, al suo interno si legge che il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti «deve essere assicurato senza nessuna discriminazione».
Dunque si ha a che fare, concludono i promotori, con tutta una serie di «violazioni gravi ed evidenti dello stato di diritto», motivo per cui il popolo deve ora «farsi garante della Costituzione e rendersi parte attiva per ripristinare i principi di uguaglianza e di parità tra cittadini su cui si fonda la nostra civiltà giuridica».
[di Raffaele De Luca]