Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto che destina altri 20 milioni di euro in favore delle emittenti radiotelevisive locali che si impegnano a «trasmettere messaggi di comunicazione istituzionale, con l’obiettivo di informare i cittadini e le imprese sulle misure introdotte per fronteggiare l’emergenza Covid e rilanciare l’economia del Paese», a comunicarlo lo stesso sito ufficiale del Mise. Si tratta di 20 milioni che vanno a sommarsi ai 50 già elargiti allo stesso fine nel 2020.
Il decreto specifica che i fondi saranno così ripartiti: 17 milioni alle emittenti televisive locali, 3 alle emittenti radiofoniche locali. Della somma che andrà alle televisioni il 95% è riservato a quelle commerciali e il 5% alle comunitarie (no profit). Dei 3 milioni che andranno alle radio locali, 2.25 milioni finiranno a quelle commerciali e gli ultimi 750 mila euro alle comunitarie. Dal decreto si apprende inoltre che «il contributo è erogato secondo i criteri previsti con decreti del ministro dello Sviluppo Economico». Questi criteri non sono ancora stati pubblicati.
Quello che si sa è che «Le emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a trasmettere all’interno dei propri spazi informativi i messaggi di comunicazione istituzionale relativi alle misure adottate dalle autorità pubbliche per fronteggiare l’emergenza di sanità pubblica e per superare la crisi economica causata dalla pandemia COVID-19 che saranno resi disponibili dal Ministero dello sviluppo economico» (punto 3 art. 1 del decreto).
In pratica gli spot, prodotti dal governo stesso tramite il ministero dello Sviluppo Economico (Mise) dovranno essere trasmessi all’interno degli spazi informativi delle emittenti, ovvero nel corso dei telegiornali e dei giornali radio. Chiaro che le possibilità che gli spot governativi vengano scambiati da molti spettatori con contenuti giornalistici non è da sottovalutare. Rispetto ai fondi elargiti nel 2020 non è pubblico il dato che permetta di sapere quali emittenti abbiano fatto richiesta dei fondi, ma è fin troppo semplice pensare che – in tempi di crisi del mercato pubblicitario – questi fondi siano un toccasana per i bilanci di molte emittenti.
Noi popolo continuiamo a pagare perché continui il martellamento di queste notizie che quando vengono pagate è chiaro l’interesse che c’è dietro!
come se già Mediaset e compagnia bella non avessero un bel pò di soldi… ma lo sanno che per fare una pubblicità di 30 secondi in prima serata costa pure 120.000 euro?
Mi fanno (tristemente) ridere gli spot radiotelevisi in cui alcuni emittenti millantano “informazioni approfondite”.
Dove finiremo di questo passo.