Il 24 Settembre si terrà il sesto Global strike, sciopero globale per il clima, evento su scala mondiale che coinvolge 180 città solo in Italia. Gli scioperi, iniziati dal movimento Fridays For Future nel novembre del 2018, hanno posto l’attenzione sulla necessità di azioni concrete per salvaguardare l’ambiente, coinvolgendo sempre più paesi del mondo ed un numero sempre maggiore di persone, toccando il picco di 7milioni e 600mila nell’ultima manifestazione globale. Non è casuale la scelta di questa data, in vicinanza alla PreCOP 26 a Milano, che si terrà dal 30 Settembre al 2 Ottobre, ed alla COP26 a Glasgow in Novembre.
La Climate Change Conference (COP) delle Nazioni Unite, unisce tutti gli stati membri dell’Ue ed i firmatari del Protocollo di Kyoto, decidendo la linea da adottare nel futuro prossimo per contrastare i cambiamenti climatici. Linea che, a differenza delle 25 precedenti edizioni, non dovrà lasciare spazio a dubbi: i combustibili fossili vanno eliminati. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), il foro scientifico delle Nazioni Unite, firmato da 234 scienziati di 66 paesi. I dati del rapporto, uscito il 9 Agosto, sono allarmanti; la terra si è già riscaldata di 1,1 gradi, provocando effetti irreversibili, come la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, del permafrost, a cui occorreranno millenni per riformarsi, e l’innalzamento dei mari. Su questi dati la Nasa ha creato il “Sea Level Projection Tools”, una proiezione che mostra cosa accadrebbe con l’aumento della temperatura media terreste. Con un aumento pari a 1,5°C ed uno scenario socioeconomico sostenibile, città costiere come Venezia e Cagliari andranno sott’acqua, con un margine che va dai 60 centimetri agli 1,30 metri. Prendendo invece come riferimento lo scenario superiore ai 2 gradi ed una situazione socioeconomica di diseguaglianze e consumo eccessivo delle risorse, la proiezione Nasa-Ipcc è inquietante: le città costiere del Mediterraneo andranno sott’acqua di almeno un metro, e spariranno anche paradisi d’oltreoceano come Acapulco, in Messico, sotto di quasi due metri, le Hawaii di 1,5, le Maldive di oltre 1,30 metri.
La causa di tutto? Antropica. E’ necessario fermare le emissioni di CO2 in atmosfera, per assicurarsi che la terra non superi la soglia di 1,5 gradi, provocando l’innalzamento delle acque insieme a fenomeni atmosferici sempre più intensi ed imprevedibili, con conseguente impossibilità di coltivazione.
Gli incendi, le inondazioni, che hanno interessato il globo nel 2020 sono stati nettamente superiori a tutti gli anni in precedenza. Continuando con le politiche attuali, permissive verso l’industria del fossile, la soglia sarà superata in meno di 20 anni. In tale situazione risulta dissonante la partecipazione alla COP26 di aziende come Eni, Shell, Snam, responsabili delle maggior parte delle emissioni industriali del mondo, come rappresentanti dei rispettivi stati. Il rischio evidente è che queste aziende difendano la propria economia a discapito del futuro del pianeta.
L’importanza della manifestazione del 24 settembre è storica: una chiamata ai governi ad affrontare realmente l’emergenza climatica. La pressione politica dei precedenti scioperi ha portato a sentenze storiche, condannando compagnie petrolifere e governi per inazione climatica, ad esempio la legge sul clima tedesca, dichiarata anticostituzionale poiché lascia i problemi climatici alle generazioni future, e portando la Francia ad introdurre l’ecocidio come reato. Tuttavia l’obbiettivo non è soltanto critico, bensì propositivo. La campagna “Ritorno al Futuro” lanciata da Fridays For Future Italia, firmata da 25 scienziati, mostra come una transizione ecologica immediata sia possibile, dalla produzione d’energia, ai trasporti, alla gestione dei rifiuti, fino alla filiera alimentare, responsabile del 30% delle emissioni di CO2. E soprattutto come non farla ricadere sulle tasche dei cittadini.
Informazioni su luoghi e orari delle manifestazioni previste nelle varie città italiane disponibili sul sito di Friday for Future Italia.
[a cura di Friday for Future Italia]
Buongiorno. Riguardo alla tesi del cambiamento climatico, sarei interessata a leggere qui un articolo, un approfondimento che prenda in considerazione gli studiosi che affermano il contrario, cioè che il clima del nostro pianeta è sempre cambiato e le emissioni di CO2 non contribuiscono in maniera decisiva a questo.
Visto che la “crisi climatica” potrebbe essere strumentalizzata per giustificare uno stato continuo di emergenza, nuovi aumenti della tassazione ed altre imposizioni da parte delle autorità. Grazie
Buonasera Manuela, la domanda “Il clima sulla Terra è sempre cambiato?” ce la siamo già posto cercando la risposta in questo articolo: https://www.lindipendente.online/2020/10/26/il-clima-sulla-terra-e-sempre-cambiato/
In sintesi: gli studiosi che ritengono che non vi sia nulla di anomalo e che in ogni caso non c’entri nulla l’attività antropica sul cambiamento climatico sono pochissimi, e in molti casi è stato provato come fossero finanziati da industrie fossili che avevano interesse a negare l’incidenza delle loro attività sui suddetti cambiamenti (per chi volesse approfondire consiglio più di tutto il libro “Una rivoluzione ci salverà” di Naomi Klein, molto esaustivo su questo e completissimo di fonti).
Sul fatto poi che vi possa essere una strumentalizzazione della crisi climatica è altrettanto certo. In sintesi (ma sul tema le assicuro che torneremo molto presto): le multinazionali e i poteri economici (racchiusi nel World Economic Forum e non solo) intendono guidare la “transizione ecologica” orientandola ai loro fini ed interessi, evitando ogni compensazione ed anzi tramutandola in un nuovo settore dal quale estrarre profitti. Il rischio che la transizione venga fatta pagare ai cittadini è evidente, ma non per questo si può negare che il problema esista né – cosa che sarebbe ancor più suicida per noi e per le generazioni che ci seguiranno – pensare che vada tutto bene e la crisi climatica sia una bufala. Occorre esigere che il problema ambientale e climatico venga affrontato con urgenza ed allo stesso tempo pretendere che i costi di questo non vengano scaricati verso il basso