La vendita di frutta e verdura contenute in imballaggi in plastica sarà vietata in tutta la Spagna a partire dal 2023. La misura sarà valida per ogni attività di vendita al dettaglio, sia per piccoli negozi di quartiere che per grandi supermercati. Si tratta di una delle misure contemplate nel regio decreto sugli imballaggi e sui rifiuti che il governo di Madrid sta ultimando e che il ministero spagnolo per la Transizione ecologica è in procinto di varare. A renderlo noto è il El País. La norma segue l’esempio della vicina Francia e rientra pienamente nella ricezione della Direttiva Ue sulla plastica monouso. A dire addio agli involucri inquinanti, inizialmente sarà solo la merce di peso inferiore agli 1,5 chilogrammi. Dopodiché, l’Agenzia spagnola per la Sicurezza alimentare e la Nutrizione dovrà indicare un elenco di prodotti da annettere, esclusi quelli facilmente deteriorabili.
Lo stesso decreto, poi, allo scopo di disincentivare il consumo di acqua in bottiglia, prevede l’obbligo per le amministrazioni di “promuovere l’installazione di fonti di acqua potabile”, nonché il dovere di “attuare alternative alla vendita di bevande confezionate” negli eventi pubblici. Così come, sempre per le manifestazioni pubbliche, “bloccare la distribuzione di bicchieri in plastica usa e getta”. Tra gli obiettivi del decreto, infatti, figura la volontà di dimezzare la vendita di bottiglie costituite da polimeri entro il 2030. Inoltre si cercherà progressivamente di avviare a riciclo la totalità degli imballaggi in circolazione. Alberghi, ristoranti e bar dovranno raggiungere il 50% di bottiglie riutilizzabili entro il 2025 e il 60% entro il 2030. Percentuali ancora più ambiziose per birre e bevande rinfrescanti: per le prime l’80% è fissato al 2025 e il 90% al 2030, mentre per le seconde gli obiettivi sono rispettivamente del 70% e dell’80%. Per i consumi domestici, invece, la plastica delle bevande dovrà essere riciclabile solo al 10% entro il 2025 e al 20% entro il 2030.
“Beviamo plastica, mangiamo plastica e respiriamo plastica”, ha commentato Julio Barea di Greenpeace a proposito degli effetti dell’inquinamento da rifiuti plastici. Pur raccomandando che ci si assicuri che venga correttamente rispettata, la ‘filiale’ spagnola dell’Organizzazione ambientalista si dice soddisfatta della norma. Sarà senza dubbio utile a contrastare una piaga per il nostro Pianeta, da loro definita come una vera e propria ‘pandemia’. L’Unione europea in un anno, da sola, genera circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica e le emissioni annue connesse alla loro produzione ammontano a circa 13,4 milioni di tonnellate di CO2, quasi il 20 % delle emissioni dell’industria chimica in tutta l’Unione. E l’Italia? Nonostante nel nostro paese ogni persona produca ogni anno oltre 50 kg di plastica – siamo terzi nel Vecchio Continente – il governo si è limitato ad introdurre il meccanismo del vuoto a rendere. Come se bastassero pochi centesimi di euro per motivare qualcuno a riportare un imballaggio dove l’ha acquistato. Di contro, avremmo bisogno di misure più restrittive e ambiziose come quelle dei cugini spagnoli e francesi. Soprattutto considerando l’assurda deriva quasi maniacale di voler avvolgere in plastica praticamente ogni prodotto.
[di Simone Valeri]