Dopo essersi riuniti in assemblea i lavoratori del porto di Trieste hanno deciso all’unanimità di opporre «contrarietà assoluta alla norma che dal 15 di ottobre obbliga i lavoratori al green pass o al tampone». Stabilendo un piano di lotta che partirà sin da subito e non si interromperà fino a quando non saranno accettate le loro richieste. A comunicarlo è il “Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste” che elenca le mosse che verranno attuate: partecipazione «in massa» di tutti i portuali alla manifestazione contro il green pass in programma domani (venerdì 1 ottobre) a Trieste, «rallentare da subito le operazioni lavorative per segnalare concretamente il malcontento», fino a «bloccarle nel caso il 15 ottobre entrasse effettivamente in vigore l’obbligo di green pass per lavorare».
Il comunicato che è stato approvato all’unanimità dall’assemblea dei lavoratori del porto, definisce il lasciapassare sanitario «non una misura sanitaria, ma di discriminazione e di ricatto che impone a una parte notevole dei lavoratori di pagare per poter lavorare» e chiede «a tutti i portuali la massima unità per respingere una misura gravissima, che vorrebbe dividere i lavoratori discriminando pesantemente una loro parte e che se passasse aprirebbe la strada a altre e peggiori misure». Quello di Trieste è il maggior porto italiano per flusso di merci trasportate, pari a quasi 62 milioni di tonnellate nel 2020, superiore a quelli registrati presso gli scali di Genova e Livorno.
Mah
Bravi! La cosa incredibile è che siano praticamente gli unici a farsi sentire..
Trieste si conferma avanguardia della resistenza. Grandi.
Grandi, grandissimi, coraggiosi, coerenti, vi amo!