È record di homeschoolers in Italia. Tantissime famiglie, negli ultimi due anni segnati dalla pandemia, hanno deciso di fare studiare i propri figli a casa. Una metodo d’istruzione già più che diffuso all’estero e che, adesso, sta prendendo piede anche nel Belpaese. Dal 2018/19 – ultimo anno scolastico pre-pandemico – al 2020/21, gli “studenti casalinghi” sono pressoché triplicati, passando da 5.126 a 15.361.
Ma che cos’è l’homeschooling? Detta anche istruzione domiciliare, non deve essere confusa con la didattica a distanza (DAD). Difatti, mentre quest’ultima consiste in una tipologia di insegnamento-apprendimento virtuale ma pur sempre legata all’istituto scolastico, l’homeschooling vede la piena responsabilità dei genitori per quanto concerne l’istruzione dei figli. La formazione, in questo caso, si svolge nel contesto domestico-familiare, quindi senza usufruire del servizio scolastico offerto dal sistema nazionale. Per alcuni studiare da casa significa farlo avendo i genitori come insegnanti, ma in sempre più contesti si tratta di più famiglie che si organizzano insieme, mettendo insieme competenze proprie e risorse per avvalersi anche di insegnanti esterni.
Questa modalità educativa prevede che, alla fine dell’anno, il bambino o il ragazzo sostenga un esame di idoneità alla classe successiva in un istituto statale o paritario, per verificare l’effettivo percorso di apprendimento. Attualmente, l’homeschooling sta riguardando soprattutto i bambini. Difatti, circa due terzi degli alunni “casalinghi” dovrebbero sedere ai banchi della scuola primaria e, se tra il 2018 e il 2019 erano circa 2.243, tra il 2019 e il 2021 sono aumentati a 2.926, e triplicati nell’ultimo anno. Discorso analogo per i ragazzi nella fascia d’età delle scuole medie. Se nel 2019 erano 2.256 quelli impegnati in un percorso di studio alternativo, tra il 2020 e il 2021 sono raddoppiati, arrivando a 4.386. Il fenomeno invece risulta molto meno rilevante nei numeri alle scuole superiori, dove anzi i ragazzi che studiano da casa sono diminuiti, passando da 1030 a 947.
Il boom “dell’istruzione domiciliare” trova le sue cause anche, forse soprattutto, nel periodo pandemico. Con i figli a casa in DAD e il doversi fare obbligatoriamente carico della gestione di parte della didattica, molte famiglie hanno deciso di fare un passo in più, rendendosi autonomi dalle esigenze, richieste e valutazioni della scuola. Proprio come avviene in un’altra modalità scolastica simile all’homeschooling che si sta diffondendo: la scuola parentale. I genitori o i tutori si assumono la totale e diretta responsabilità dell’istruzione dei propri figli ma, in questo caso, è previsto un luogo fisico e la frequenza del bambino. Si tratta di una forma d’istruzione che vede, infatti, più genitori riunirsi al fine di creare una dimensione comunitaria basata su un progetto educativo riconosciuto.
[di Eugenia Greco]